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capitolo nono. | 175 |
ciconi; e guardava la Lilia come un povero spazzacamino potrebbe guardare la figliuola di un re.
La Lilia, per dissimulare la commozione interna che la straziava, s’era messa a lisciarsi la testa, tanto per avere la scusa di strofinarsi gli occhietti.
― Non è il caso di far tanti discorsi ― ripigliò calmo Dodò. ― Io conosco la nostra famiglia; e ti assicuro che invece d’essere scacciato e maltrattato perchè non sei indiano come noi, se ti mostri agevole e grazioso, avrai cure e carezze.
― Coraggio, Rosichino mio, coraggio! ― susurrava la Lilia all’orecchio dell’amico, a cui aveva messo quel nomignolo per affezione.
― Coraggio, coraggio! ― ripetè Dodò, che questa volta non isgridò la sorella.
― Si fa presto a dire: coraggio! ― ripicchiava l’altro; ― ma quando si è topi non si è leoni. Io, per amore della Lilia, mi but-