Pagina:Una famiglia di topi.djvu/216

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capitolo decimo. 207

cenno a un servo, e la porta dell’ultima sala, la sala del mistero, spalancò i suoi battenti.

Tutti si precipitarono là dentro.

C’era una grande tavola in forma di ferro di cavallo, imbandita riccamente di servizi di porcellana fiorata e di argento, con una fila di piccoli vasi pieni di rose fresche, inframmezzati a’ candelabri accesi, che splendevano come gruppi di stelle.

Nel vano del ferro di cavallo sorgeva una tavola rotonda anch’essa, ben apparecchiata, ma con piatti minuscoli, da bambole, e delle coppe basse di cristallo rabescato d’oro.

Là su la tovaglia stavano Ragù e la Caciotta, invecchiati ma allegri; Dodò, contento dell’opera sua; Moschino, più spiritello che mai; Bellino che girava gli occhietti meravigliati da torno, intendendo o poco o nulla, e finalmente la Lilia, con al collo un nastrino di raso bianco dov’era attaccato un mazzolino di fior d’arancio artificiale, e Mimmì