Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
66 | una famiglia di topi |
Quando Dodò aveva fame, scendeva bel bello dalla biblioteca, andava fiutando dove si trovava qualcuno di casa, gli s’arrampicava addosso, e gli mordicchiava una mano, ma senza far male, alzando la testa e accennando come per dire: — Guarda che mi sento cascar lo stomaco! — Quando aveva sete, cominciava a leccar le labbra a qualcuno de’ suoi padroni, per far sentire la lingua arida; o, se vedeva un bicchiere o una tazza, si levava su le zampine e tendeva le braccia con tanta insistenza, che bisognava per forza voltarsi da quella parte, e dargli quel che desiderava. Ma non per questo dimostrava minore affetto o minore riconoscenza ai suoi padroni, specie al conte, che aveva preso a volergli bene, perchè lo vedeva così giudizioso, un vero sennino d’oro.
― Dodò ― diceva il conte alle volte ― Dodò non è un topo, è un amico. ―
In fatti, tutte le mattine, dopo aver preso