Pagina:Una famiglia di topi.djvu/76

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capitolo quarto. 67

il caffè con gli altri, Dodò, a furia di cenni, si faceva metter per terra, e correva nello studio del conte. Lì s’arrampicava su la spalliera di una poltrona, e annusando l’aria, guardando attorno, preso dall’inquietudine, aspettava che il padrone entrasse a carezzarlo e a dargli il buon giorno. Allora scivolava, grave e soddisfatto, e se n’andava tranquillamente a schiacciare un pisolino nella biblioteca della contessa.

Spesso il conte non rientrava in casa fino alla sera; e allora Dodò non si moveva per nessuna ragione al mondo. Ma se per caso il conte tornava, Dodò era il primo a sentirne la voce, e giù di corsa da quella parte; gli andava incontro, s’arrampicava su la sedia più vicina, e di lì, spiccando un salto, pan! si trovava su le spalle del signore; con le zampine gli tirava la barba per farsi baciare, e gli faceva ogni sorta di feste, meglio d’un cane. Il conte si commoveva fino alle lagrime