Pagina:Una sfida al Polo.djvu/104

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98 capitolo viii.

gli immensi vegetali, seguirono subito quell’aumento di velocità.

Cinque o sei dozzine di lupi, tutti di alta statura, quali grigi e quali nerastri, alti di gambe e coi musi affilati, si erano scagliati dietro al treno, ululando a squarciagola.

Erano dei magnifici corridori, specialmente i primi che sono appunto chiamati, per la loro straordinaria agilità, lupi cervieri.

— Walter, — disse il canadese, il quale si era pure armato d’un mauser. Volete divertirvi? Aprite pure il fuoco.

Se montassimo una semplice slitta vi proibirei di sparare, per non renderli furiosi, ma noi non abbiamo gran che da temere poichè il carrozzone che ci segue è sempre pronto a riceverci. —

Lo studente si alzò, appoggiò bene il calcio del fucile alla spalla ed attese che l’automobile trovasse sotto le sue ruote un lembo di terreno abbastanza liscio per non subire dei soprassalti improvvisi.

Qualche minuto dopo un colpo di fuoco si mescolava agli ululati delle fameliche belve.

Un grosso lupo cerviero, che guidava la corsa, aveva spiccato un gran salto, stramazzando subito in mezzo alla neve.

L’orda che gli veniva dietro gli si era precipitata addosso con rabbia feroce, azzuffandosi.

Uno scricchiolìo d’ossa, pochi colpi di mascelle, e sul bianco tappeto non erano rimaste che delle macchie di sangue.

Il povero cerviero era scomparso pelle e peli nelle gole dei suoi compagni.

— Che denti! — esclamò lo studente. — Povere le nostre gambe se dovessero attaccarsi alle nostre uose!

— E che valente tiratore, mio caro, — disse il signor di