Pagina:Una sfida al Polo.djvu/207

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i cacciatori della baia di hudson 201


Gli orsi, sorpresi da quella inondazione di nuovo genere, si agitavano furiosamente e soprattutto sternutavano sonoramente.

I loro poderosi dorsi urtavano il fondo del carozzone con tale violenza, da imprimere alla casa viaggiante un vero movimento di rollìo.

— Walter, — disse il canadese. — Alle finestre coi mauser! Basta, Dik!... Riaccendete invece la stufa e subito preparatemi un po’ di canape che inzupperete nella benzina.

Guardate nella cassa N. 7.

— Signor Gastone, volete fare un arrosto? — chiese lo studente.

— Sì, d’orso vivo, — rispose il canadese.

Mentre l’ex-baleniere levava il recipiente chiudendolo per bene, si erano slanciati verso due finestrini dopo di essersi armati dei fucili.

Gli orsi stavano per abbandonare il loro rifugio e s’aprivano il passo attraverso la neve già gelata, scavando rabbiosamente.

Erano dalla parte della porta, poichè era proprio là che il carrozzone subiva i più poderosi urti.

— La stufa!... — gridò il canadese. — Vengono!...

— È pronto, — rispose Dik.

— La lampada ora.

— È fatto.

— Eccoli!... — gridò in quel momento lo studente.

Un orso enorme, forse più grosso ancora di quello che era stato ucciso, era comparso rizzandosi, con una brusca mossa, sopra lo strato di neve.

Muggiva come un giovane toro, alternando dei nitriti di cavallo.

Un altro gli aveva tenuto subito dietro.

Il canadese aprì il finestrino gridando a Dik: