Pagina:Una sfida al Polo.djvu/290

Da Wikisource.
284 capitolo xxii.


— Uh!... Un baleniere non ha paura nè del freddo, nè degli orsi. Se volete, parto subito.

— Riprendete il volante, — comandò il canadese, con voce imperiosa. — Io vi ho arruolato e dovrete venire con noi fino al Polo.

— Avete ragione, — rispose asciuttamente l’ex-baleniere, dopo una breve esitazione.

Tornò a sedersi dietro il volante e dopo d’aver guardato per qualche istante la spiaggia che scendeva rapidissima, rimise in moto il motore, tenendo una mano sul freno.

Più che una discesa fu uno scivolamento, poichè le ruote erano state chiuse. La vettura balzò finalmente sul pak, il quale aveva riacquistata la sua immobilità e filò verso quel punto grigiastro che ingrandiva a vista d’occhio, scomparendo la distanza rapidissimamente.

Dopo d’aver girato intorno a numerosi e giganteschi ice-bergs, i quali erano riusciti a cacciarsi a forza dentro l’immenso campo di ghiaccio, la vettura potè finalmente raggiungere il carrozzone scampato miracolosamente alle formidabili pressioni che avrebbero potuto stritolarlo in un attimo e mandarlo rotto in fondo al golfo di Boothia. Nessun danno aveva subito. Solamente le sue ruote si erano affondate nel ghiaccio e l’intera massa si era inclinata su un fianco.

— Signor Gastone, — disse lo studente, il quale era balzato a terra prima di tutti. — In questo miracolo io vedo una straordinaria protezione da parte della fortuna verso di noi. Ora non dubito più di poter sedermi in quel punto dove tutti i meridiani s’incrociano e di bagnarli con una bottiglia di champagne.

— Lo spero anch’io, Walter, — rispose il canadese. — Sono anch’io fermamente convinto ormai che la fortuna ci abbia accordata la sua intera protezione.