Pagina:Vannicola - De profundis clamavi ad te, 1905.djvu/63

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Una pazzia che ha tagliata la testa alla Vita e che sul crudele vuoto del teschio ha tese le corde più crudeli per il delirio delle sue dita, onde deludere in una alta frenesia sonora l’inquieta arida insonnia mentale, irrisa dal riso atroce di larve malefiche, apparenti e sparenti furtivamente nell’angoscia dell’ombra.


E corrono i ritmi più crudeli irruendo con furia da quei fili crudeli tesi sul crudele vuoto della Vita la cui musica trangoscia inchiusa nel profondo.

Corrono come brividi, a squarci, a gamme, sulle ali della vertigine intellettuale, senza riposo, senza tregua, lacerando angosciosamente l’angoscia dell’ombra, suscitando l’orchestra di una febbre implacabile, clamando verticalmente, disperantemente alle stelle, lontane, livide, sinistre, fosforiche come occhi di rettili.