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È una follia dolcedolente che si scioglie in canti e in fiori.
Una follia luminosa, indefinita, d’una tristezza beata, misteriosamente pensosa, misteriosamente sorridente, misteriosamente intrecciata di canti e di fiori.
È un’ombra bianca che esce come da un’ombra pallida.
L’ombra bianca di Ofelia che nel pallore della sera discende ignara verso le Naiadi del fiumicello e dilegua in un gorgoglìo di acque pianamente frante e richiuse sopra un viluppo di fiori e un tremolio di pianto.
La sensazione come di un sogno magnetico in un giardino che si scolora a poco a poco, dolentemente, nelle appassite tonalità della sera, e per ove si spandono sonorità deliziosamente vaghe, voci di presenze invisibili la-