Pagina:Vannicola - De profundis clamavi ad te, 1905.djvu/67

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grimanti tra le erbe, sospiri d’anime male dormienti nella prigione dei fiori, tremiti di stranissimi risvegli nei lenti gesti fluttuanti dei rami, brividi di misteriose agonie nello sfogliarsi languido delle rose che si sfanno nell’ombra.

È una tenue, dolce, delicata tristezza avvelenata d’aromi.

Poi, d’improvviso, una nota strana, lontana, come il sospiro di un mondo soprannaturale, come un languore d’ali stanche, come una melodia, come una nostalgia, come una malinconia.

Una nota che ravviva mille ricordi di esistenze vissute anteriormente, lontanamente.

Una nota che sveglia intorno tutto un coro misterioso di idee svanite, di sospiranti consolazioni per disperanze ignorate, per amaritudini segrete, nascoste nell’intimo del cuore, ove il cuore è più sottile.

E il lagrimare si fa allora più silente, quasi sorridente....

E il lagrimare scorre allora sul viso, calmo come il silenzio sulle parole....