Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/133

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tanto amore e con tanta avvertenza e giudizio, che come ne fu allora, così ne sarà sempre et a ragione sommamente lodato. E dopo questa finì a Cristofano Rinieri il rapimento di Dina in un quadro, stato lasciato similmente imperfetto dal detto fra’ Bartolomeo, al quale quadro ne fece un altro simile che fu mandato in Francia. Non molto dopo, essendo tirato a Bologna da certi amici suoi, fece alcuni ritratti di naturale et in San Francesco dentro al coro nuovo in una capella una tavola a olio, dentrovi la Nostra Donna e due Santi, che fu allora tenuta in Bologna, per non esservi molti maestri, buona e lodevole opera. E dopo, tornato a Fiorenza, fece per non so chi cinque quadri della vita di Nostra Donna, i quali sono oggi in casa di maestro Andrea Pasquali medico di sua eccellenza et uomo singolarissimo. Avendogli dato Messer Palla Rucellai a fare una tavola, che dovea porsi al suo altare in Santa Maria Novella, Giuliano incominciò a farvi entro il martirio di Santa Caterina vergine, ma è gran cosa, la tenne dodici anni fra mano, né mai la condusse in detto tempo a fine, per non avere invenzione, né sapere come farsi le tante varie cose che in quel martirio intervenivono; e se bene andava ghiribizzando sempre come potevono stare quelle ruote e come doveva fare la saetta et incendio che le abbruciò, tuttavia mutando quello che un giorno aveva fatto l’altro, in tanto tempo non le diede mai fine. Ben è vero che in quel mentre fece molte cose, e fra l’altre a Messer Francesco Guicciardini che allora, essendo tornato da Bologna, si stava in villa a Montici scrivendo la sua storia, il ritratto di lui, che somigliò assai ragionevolmente e piacque molto. Similmente ritrasse la signora Angela de’ Rossi, sorella del conte di San Secondo, per lo signor Alessandro Vitelli suo marito, che allora era alla guardia di Firenze. E per Messer Ottaviano de’ Medici, ricavandolo da uno di fra’ Bastiano del Piombo, ritrasse in un quadro grande et in due figure intere papa Clemente a sedere e fra’ Niccolò della Magna in piede. In un altro quadro ritrasse similmente papa Clemente a sedere et innanzi a lui inginocchioni Bartolomeo Valori che gli parla, con fatica e pazienza incredibile. Avendo poi segretamente il detto Messer Ottaviano pregato Giuliano che gli ritraesse Michelagnolo Buonarroti, egli messovi mano, poi che ebbe tenuto due ore fermo Michelagnolo, che si pigliava piacere de’ ragionamenti di colui, gli disse Giuliano: "Michelagnolo, se volete vedervi state su, che già ho fermo l’aria del viso". Michelagnolo, rizzatosi e veduto il ritratto, disse ridendo a Giuliano: "Che diavolo avete voi fatto! Voi mi avete dipinto con uno degl’occhi in una tempia, avertitevi un poco". Ciò udito poi che fu alquanto stato sopra di sé Giuliano et ebbe molte volte guardato il ritratto et il vivo, rispose sul saldo: "A me non pare, ma ponetevi a sedere et io vedrò un poco meglio dal vivo s’egli è così". Il Buonarruoto, che conosceva onde veniva il difetto et il poco giudizio del Bugiardino, si rimisse subito a sedere ghignando, e Giuliano riguardò molte volte ora Michelagnolo et ora il quadro, e poi levato finalmente in piede, disse: "A me pare che la cosa stia sì come io l’ho disegnata e che il vivo mi mostri così". "Questo è dunque" soggiunse il Buonarruoto "difetto di natura: seguitate e non perdonate al pennello, né all’arte." E così finito questo quadro, Giuliano lo diede a esso Messer Ottaviano, insieme col ritratto di papa Clemente