Vai al contenuto

Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/138

Da Wikisource.

cittadella, e tornandosene facevano la via di Città di Castello, per riparare le mura del detto giardino del Vitelli, che minacciavano rovina, menò seco Cristofano; acciò, disegnato che esso Vasari avesse e spartito gl’ordini de’ fregi, che s’avevano a fare in alcune stanze e similmente le storie e partimenti d’una stufa et altri schizzi per le facciate delle loggie, egli e Battista sopra detto il tutto conducessero a perfezzione. Il che tutto fecero tanto bene e con tanta grazia, e massimamente Cristofano, che un ben pratico e nell’arte consumato maestro non arebbe fatto tanto; e, che è più, sperimentandosi in quell’opera, si fece pratico oltre modo e valente nel disegnare e colorire. L’anno poi 1536 venendo Carlo V imperadore in Italia et in Fiorenza, come altre volte si è detto, si ordinò un onoratissimo apparato, nel quale al Vasari per ordine del duca Alessandro fu dato carico dell’ornamento della porta a S. Piero Gattolini, della facciata in testa di via Maggio a S. Felice in piazza e del frontone che si fece sopra la porta di S. Maria del Fiore, et oltre ciò d’uno stendardo di drappo per il castello alto braccia 15 e lungo 40, nella doratura del quale andorono 50 migliaia di pezzi d’oro. Ora, parendo ai pittori fiorentini et altri che in questo apparato s’adoperavano, che esso Vasari fusse in troppo favore del duca Alessandro, per farlo rimanere con vergogna nella parte che gli toccava di quello apparato, grande nel vero e faticosa, fecero di maniera che non si poté servire d’alcun maestro di mazzonerie, né di giovani o d’altri che gl’aiutassero in alcuna cosa, di quelli che erano nella città. Di che accortosi il Vasari, mandò per Cristofano, Raffaello dal Colle e per Stefano Veltroni dal Monte San Savino suo parente, e con il costoro aiuto e d’altri pittori d’Arezzo e d’altri luoghi, condusse le sopra dette opere; nelle quali si portò Cristofano di maniera, che fece stupire ognuno, facendo onore a sé et al Vasari, che fu nelle dette opere molto lodato; le quali finite dimorò Cristofano in Firenze molti giorni, aiutando al medesimo nell’apparato che si fece per le nozze del duca Alessandro nel palazzo di Messer Ottaviano de’ Medici, dove fra l’altre cose condusse Cristofano un’arme della duchessa Margherita d’Austria con le palle abbracciate da un’aquila bellissima, e con alcuni putti molto ben fatti. Non molto dopo, essendo stato ammazzato il duca Alessandro, fu fatto nel Borgo un trattato di dare una porta della città a Piero Strozzi, quando venne a Sestino, e fu perciò scritto da alcuni soldati borghesi fuorusciti a Cristofano, pregandolo che in ciò volesse essere in aiuto loro. Le quali lettere ricevute, se ben Cristofano non acconsentì al volere di coloro, volle nondimeno per non far lor male più tosto stracciare, come fece, le dette lettere, che palesarle, come secondo le leggi e bandi doveva, a Gherardo Gherardi allora commessario per il signor duca Cosimo nel Borgo. Cessati dunque i rumori e risaputasi la cosa, fu dato a molti borghesi, et in fra gl’altri a Doceno, bando di ribello. Et il signor Alessandro Vitelli, che sapendo come il fatto stava arebbe potuto aiutarlo, nol fece perché fusse Cristofano quasi forzato a servirlo nell’opera del suo giardino a Città di Castello, del quale avemo di sopra ragionato. Nella qual servitù avendo consumato molto tempo senza utile e senza profitto, finalmente, come disperato, si ridusse con altri fuorusciti nella villa di San Iustino, lontana dal Borgo un miglio e mezzo, nel dominio della Chiesa, e pochissimo