Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/185

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di Marco Parmigiano da Forlì, che vi fé dentro una Nostra Donna, San Ieronimo et altri Santi, tenuta allora, delle pitture moderne, la migliore, e parimente andava immitando l’opere di Rondinino da Ravenna, pittore più eccellente di Marco, il quale aveva poco innanzi messo allo altar maggiore il detto Duomo una bellissima tavola, dipintovi dentro Cristo che comunica gli Apostoli et in un mezzo tondo sopra un Cristo morto, e nella predella di detta tavola storie di figure piccole de’ fatti di Santa Elena, molto graziose, le quali lo ridussono in maniera, che venuto come abbiàn detto Girolamo Genga a dipignere la cappella di S. Francesco di Furlì per Messer Bartolomeo Lombardino, andò Francesco allora a star col Genga e da quella comodità d’imparare; e non restò di servirlo mentre che visse; dove, et a Urbino et a Pesero nell’opera dell’Imperiale, lavorò come s’è detto continuamente, stimato et amato dal Genga, perché si portava benissimo come ne fa fede molte tavole di sua mano in Furlì, sparse per quella città e particolarmente tre, che ne sono in San Francesco, oltre che in palazzo nella sala v’è alcune storie a fresco di suo. Dipinse per la Romagna molte opere; lavorò ancora in Vinezia per il reverendissimo patriarca Grimani quattro quadri grandi a olio posti in un palco d’un salotto in casa sua, attorno a uno ottangolo che fece Francesco Salviati, ne’ quali sono le storie di Psiche tenuti molto belli. Ma dove egli si sforzò di fare ogni diligenza e poter suo, fu nella chiesa di Loreto, alla cappella del Santissimo Sagramento, nella quale fece intorno a un tabernacolo di marmo, dove sta il corpo di Cristo, alcuni Angeli e nelle facciate di detta cappella dua storie, una di Melchisedec, l’altra quando piove la manna, lavorate a fresco, e nella volta spartì con varii ornamenti di stucco quindici storiette della Passione di Gesù Cristo, che ne fé di pittura nove, e sei ne fece di mezzo rilievo, cosa ricca e bene intesa, e ne riportò tale onore, che non si partì altrimenti che nel medesimo luogo fece una altra cappella della medesima grandezza di rincontro a quella intitolata nella Concezione, con la volta tutta di bellissimi stucchi, con ricco lavoro, nella quale insegnò a Pietro Paulo suo figliuolo a lavorargli, che gli ha poi fatto onore e di quel mestiero è diventato pratichissimo. Francesco adunque nella facciate fece a fresco la natività e la presentazione di Nostra Donna, e sopra lo altare fece Santa Anna e la Vergine con Figliuolo in collo e dua Angeli che l’ancoronano, e nel vero l’opere sue sono lodate dagl’artefici e parimente i costumi e la vita sua; molto cristianamente è vissuto con quiete, godutosi quel ch’egli ha provisto con le sue fatiche. Fu ancora creato del Genga Baldassarri Lancia da Urbino, il quale avendo egli atteso a molte cose d’ingegno, s’è poi essercitato nelle fortificazioni, dove e per la Signoria di Lucca provisionato da loro, nel qual luogo sté alcun tempo, e poi è coll’illustrissimo duca Cosimo de’ Medici venuto a servirlo nelle sue fortificazioni dello stato di Fiorenza e di Siena, e l’ha adoperato et adopera a molte cose ingegnose, et affaticatosi onoratamente e virtuosamente Baldassarri, dove n’ha riportato grate remunerazioni da quel signore. Molti altri servirono Girolamo Genga, de’ quali per non essere venuti in molta grande eccellenza, non iscade ragionarne.