Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/188

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e ne fecero fede con fargli presenti onoratissimi e tenerlo, come raro, in somma venerazione. Avendo poi fatto il modello d’una città, d’alcune chiese e del palazzo e residenza di detto gran mastro, con bellissime invenzioni et ordine, si amalò dell’ultimo male, perciò che, essendosi messo un giorno del mese di luglio, per essere in quell’isola grandissimi caldi, a pigliar fresco fra due porte, non vi stette molto che fu assalito da insoportabili dolori di corpo e da un flusso crudele che in diciassette giorni l’uccisero con grandissimo dispiacere del gran mastro e di tutti quegl’onoratissimi e valorosi cavalieri ai quali pareva aver trovato un uomo secondo il loro cuore, quando gli fu dalla morte rapito. Della quale trista novella essendo avvisato il signor duca d’Urbino, n’ebbe incredibile dispiacere e pianse la morte del povero Genga; e poi risoltosi a dimostrare l’amore che gli portava a’ cinque figliuoli che di lui erano rimasi, ne prese particolare et amorevole protezzione. Fu Bartolomeo bellissimo inventore di mascherate e rarissimo in fare apparati di commedie e scene; dilettossi di fare sonetti et altri componimenti di rime e di prose, ma niuno meglio gli riusciva che l’ottava rima, nella qual maniera di scrivere fu assai lodato componitore. Morì d’anni quaranta, nel 1558. Essendo stato Giovambatista Bellucci da San Marino genero di Girolamo Genga, ho giudicato che sia ben fatto non tacere quello che io debbo di lui dire, dopo le vite di Girolamo e Bartolomeo Genghi, e massimamente per mostrare che [ai] belli ingegni (solo che vogliano) riesce ogni cosa, ancora che tardi si mettono ad imprese difficili et onorate, imperò che si è veduto avere lo studio, aggiunto all’inclinazioni di natura, aver molte volte cose maravigliose adoperato. Nacque adunque Giovambatista in San Marino a dì 27 di settembre 1506 di Bartolomeo Bellucci, persona in quella terra assai nobile, et imparato che ebbe le prime lettere d’umanità, essendo d’anni diciotto, fu dal detto Bartolomeo suo padre mandato a Bologna ad attendere alle cose della mercatura appresso Bastiano di Ronco, mercante d’arte di lana, dove, essendo stato circa due anni, se ne tornò a San Marino amalato d’una quartana che gli durò due anni. Dalla quale finalmente guarito, ricominciò da sé un’arte di lana, la quale andò continuando infino all’anno 1535. Nel qual tempo vedendo il padre Giovambatista bene avviato, gli diede moglie in Cagli una figliuola di Guido Peruzzi, persona assai onorata in quella città; ma essendosi ella non molto dopo morta, Giovambatista andò a Roma a trovare Domenico Peruzzi suo cognato, il quale era cavalerizzo del signor Ascanio Colonna. Col qual mezzo, essendo stato Giovambatista appresso quel signore due anni come gentiluomo, se ne tornò a casa; onde avvenne che, praticando a Pesero Girolamo Genga, conosciutolo virtuoso e costumato giovane, gli diede una figliuola per moglie e se lo tirò in casa. Laonde, essendo Giovambatista molto inclinato all’architettura et attendendo con molta diligenza a quell’opere che di essa faceva il suo suocero, cominciò a possedere molto bene le maniere del fabricare et a studiare Vetruvio, onde a poco a poco, fra quello che acquistato da se stesso e che gl’insegnò il Genga, si fece buono architettore e massimamente nelle cose delle fortificazioni et altre cose appartenenti alla guerra. Essendogli poi morta la moglie l’anno 1541 e lasciatogli