Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/208

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cinque miglia, la storia de’ cinque pani e due pesci et altre figure. La qual opera fornita, se ne tornò a Siena, dove alla postierla dipinse a fresco la facciata della casa di Messer Agostino de’ Bardi sanese, nella quale erano alcune cose lodevoli, ma per lo più sono state consumate dall’aria e dal tempo. In quel mentre capitando a Siena Agostin Chigi, ricchissimo e famoso mercatante sanese, gli venne conosciuto, e per le sue pazzie e perché aveva nome di buon dipintore, Giovan Antonio. Per che, menatolo seco a Roma, dove allora faceva papa Giulio II dipigner nel palazzo di Vaticano le camere papali che già aveva fatto murare papa Niccolò V, si adoperò di maniera col Papa che anco a lui fu dato da lavorare. E perché Pietro Perugino che dipigneva la volta d’una camera, che è allato a torre Borgia, lavorava, come vecchio che egli era, adagio e non poteva, come era stato ordinato da prima, metter mano ad altro, fu data a dipignere a Giovan Antonio un’altra camera che è a canto a quella che dipigneva il Perugino. Messovi dunque mano, fece l’ornamento di quella volta di cornici e fogliami e fregii, e dopo in alcuni tondi grandi fece alcune storie in fresco assai ragionevoli. Ma perciò che questo animale, attendendo alle sue bestiuole et alle baie, non tirava il lavoro inanzi, essendo condotto Raffaello da Urbino a Roma da Bramante architetto e dal Papa conosciuto quanto gl’altri avanzasse, comandò Sua Santità che nelle dette camere non lavorasse più né il Perugino né Giovan Antonio, anzi che si buttasse in terra ogni cosa. Ma Raffaello, che era la stessa bontà e modestia, lasciò in piedi tutto quello che avea fatto il Perugino, stato già suo maestro, e del Mattaccio non guastò se non il ripieno e le figure de’ tondi, e de’ quadri lasciando le fregiature e gl’altri ornamenti che ancor sono intorno alle figure che vi fece Raffaello, le quali furno la Iustizia, la Cognizione delle cose, la Poesia e la Teologia. Ma Agostino, che era galantuomo, senza aver rispetto alla vergogna che Giovan Antonio avea ricevuto, gli diede a dipignere nel suo palazzo di Trastevere in una sua camera principale, che risponde nella sala grande, la storia d’Alessandro quando va a dormire con Rosana; nella quale opera, oltre all’altre figure, vi fece un buon numero d’Amori, alcuni de’ quali dislacciano ad Alessandro la corazza, altri gli traggono gli stivali o vero calzari, altri gli lievano l’elmo e la veste e le rassettano, altri spargono fiori sopra il letto et altri fanno altri ufficii così fatti; e vicino al camino fece un Vulcano, il quale fabbrica saette, che allora fu tenuta assai buona e lodata opera. E se il Mattaccio, il quale aveva di bonissimi tratti et era molto aiutato dalla natura, avesse atteso in quella disdetta di fortuna, come averebbe fatto ogni altro, agli studii, averebbe fatto grandissimo frutto. Ma egli ebbe sempre l’animo alle baie e lavorò a capricci, di niuna cosa maggiormente curandosi che di vestire pomposamente, portando giuboni di brocato, cappe tutte fregiate di tela d’oro, cuffioni ricchissimi, collane et altre simili bagattelle e cose da buffoni e cantanbanchi, delle quali cose Agostino, al quale piaceva quell’umore, n’aveva il maggiore spasso del mondo. Venuto poi a morte Giulio Secondo e creato Leon X, al quale piacevano certe figure stratte e senza pensieri come era costui, n’ebbe il Mattaccio la maggior allegrezza del mondo e massimamente volendo male a Giulio che gl’aveva fatto quella vergogna. Per che, messosi a lavorare per farsi cognoscere al nuovo Pontefice, fece in un quadro una