Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/211

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è tenuta anch’essa molto bella perché si vede che il Soddoma nel colorirla usò molto più diligenza che non soleva nelle sue cose. Dipinse ancora per la Compagnia della Trinita una bara da portar morti alla sepoltura, che fu bellissima. Et un’altra ne fece alla Compagnia della Morte, che è tenuta la più bella di Siena, et io credo ch’ella sia la più bella che si possa trovare, perché oltre all’essere veramente molto da lodare, rade volte si fanno fare simili cose con spesa o molta diligenza. Nella chiesa di S. Domenico, alla cappella di Santa Caterina da Siena, dove in un tabernacolo è la testa di quella Santa lavorata d’argento, dipinse Giovan Antonio due storie che mettono in mezzo detto tabernacolo: in una è a man destra quando detta Santa, avendo ricevuto le stimate da Gesù Cristo che è in aria, si sta tramortita in braccio a due delle sue suore che la sostengono, la quale opera considerando, Baldassarre Petrucci pittore sanese disse che non aveva mai veduto niuno esprimer meglio gl’affetti di persone tramortite e svenute, né più simili al vero di quello che avea saputo fare Giovan Antonio. E nel vero è così, come oltre all’opera stessa si può vedere nel disegno che n’ho io di mano del Soddoma proprio, nel nostro libro de’ disegni. A man sinistra nell’altra storia è quando l’Angelo di Dio porta alla detta Santa l’ostia della Santissima Comunione, et ella che, alzando la testa in aria, vede Gesù Cristo e Maria Vergine, mentre due suore sue compagne le stanno dietro. In un’altra storia che è nella facciata a man ritta, è dipinto un scelerato, che andando a essere decapitato, non si voleva convertire né raccomandarsi a Dio, disperando della misericordia di quello: quando, pregando per lui quella Santa in ginocchioni, furono di maniera accetti i suoi prieghi alla bontà di Dio, che tagliata la testa al reo si vide l’anima sua salire in cielo, cotanto possono appresso la bontà di Dio le preghiere di quelle sante persone che sono in sua grazia. Nella quale storia, dico, è un molto gran numero di figure, le quali niuno dee maravigliarsi se non sono d’intera perfezzione, imperò che ho inteso per cosa certa che Giovan Antonio si era ridotto a tale per infingardagine e pigrizia, che non faceva né disegni, né cartoni, quando aveva alcuna cosa simile a lavorare, ma si riduceva in sull’opera a disegnare col pennello sopra la calcina, che era cosa strana: nel qual modo si vede essere stata da lui fatta questa storia. Il medesimo dipinse ancora l’arco dinanzi di detta cappella, dove fece un Dio Padre; l’altre storie della detta cappella non furono da lui finite, parte per suo difetto, che non voleva lavorare se non a capricci, e parte per non essere stato pagato da chi faceva fare quella cappella. Sotto a questa è un Dio Padre che ha sotto una Vergine antica in tavola, con San Domenico, San Gismondo, San Bastiano e Santa Caterina. In Santo Agostino dipinse in una tavola, che è nell’entrare in chiesa a man ritta, l’adorazione de’ Magi, che fu tenuta et è buon’opera; perciò che, oltre la Nostra Donna che è lodata molto et il primo de’ tre Magi e certi cavalli, vi è una testa d’un pastore fra due arbori che pare veramente viva. Sopra una porta della città, detta di S. Vienno, fece a fresco in un tabernacolo grande la natività di Gesù Cristo et in aria alcuni Angeli, e nell’arco di quella un putto in iscorto bellissimo e con gran rilievo, il quale vuole mostrare che il Verbo è fatto carne. In quest’opera si ritrasse il Soddoma con la barba, essendo già vecchio, e con un pennello in mano, il quale è volto verso un brieve che dice: "Feci". Dipinse similmente a fresco