Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/234

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Finalmente dopo aver fatto Girolamo queste e molte altre opere si morì d’anni 55 l’anno 1556 e fu sepolto nella chiesa degl’Angeli a canto alla sua donna. Lasciò due figliuole femine e tre maschi, cioè Giulio, Annibale et un altro. Fu Girolamo lieto uomo e nella conversazione molto dolce e piacevole, nel lavorare alquanto agiato e lungo; fu di mezzana statura e si dilettò oltre modo della musica e de’ piaceri amorosi più forse che non conviene. Ha seguitato dopo lui le fabriche di que’ signori Galasso ferrarese architetto, uomo di bellissimo ingegno, e di tanto giudizio nelle cose d’architettura, che per quanto si vede nell’ordine de’ suoi disegni averebbe mostro molto più che non ha il suo valore, se in cose grandi fusse stato adoperato.

È

stato parimente ferrarese e scultore eccellente, maestro Girolamo, il quale abitando in Ricanati ha, dopo Andrea Contucci suo maestro, lavorato molte cose di marmo a Loreto e fatti molti ornamenti intorno a quella cappella e casa della Madonna. Costui dico, dopo che di là si partì il Tribolo che fu l’ultimo, avendo finito la maggiore storia di marmo, che è dietro alla detta cappella, dove gl’Angeli portano di Schiavonia quella casa nella selva di Loreto, ha in quel luogo continuamente dal 1534 insino all’anno 1560 lavorato, e vi ha fatto di molte opere; la prima delle quali fu un profeta di braccia tre e mezzo a sedere, il quale fu messo, essendo bella e buona figura, in una nicchia che è volta verso ponente; la quale statua essendo piaciuta, fu cagione che egli fece poi tutti gl’altri profeti, da uno in fuori che è verso levante e dalla banda di fuori verso l’altare, il quale è di mano di Simone Cioli da Settignano, discepolo anch’egli d’Andrea Sansovino. Il restante dico de’ detti profeti sono di mano di maestro Girolamo e sono fatti con molta diligenza, studio e buona pratica. Alla cappella del Sagramento ha fatto il medesimo li candelieri di bronzo, alti tre braccia in circa, pieni di fogliami, figure tonde di getto, tanto ben fatte che sono cosa maravigliosa. Et un suo fratello, che in simili cose di getto è valentuomo, ha fatto in compagnia di maestro Girolamo in Roma molte altre cose, e particolarmente un tabernacolo grandissimo di bronzo per papa Paulo Terzo, il quale doveva essere posto nella cappella del palazzo di Vaticano, detta la Paulina.

Fra i modanesi ancora sono stati in ogni tempo artefici eccellenti nelle nostre arti, come si è detto in altri luoghi e come si vede in quattro tavole, delle quali non si è fatto al suo luogo menzione per non sapersi il maestro, le quali, cento anni sono, furono fatte a tempera in quella città e sono secondo que’ tempi bellissime e lavorate con diligenza; la prima è all’altare maggiore di San Domenico, e l’altre alle cappelle, che sono nel tramezzo di quella chiesa. Et oggi vive della medesima patria un pittore chiamato Niccolò, il quale fece in sua giovanezza molti lavori a fresco intorno alle beccherie, che sono assai belli, et in S. Piero luogo de’ monaci Neri, all’altar maggiore in una tavola, la decollazione di San Piero e San Paulo, imitando nel soldato che taglia loro la testa una figura simile che è in Parma di mano d’Antonio da Coreggio, in San Giovanni Evangelista, lodatissima. E perché Niccolò è stato più raro nelle cose a fresco che nell’altre maniere di pittura, oltre a molte opere che ha fatto in Modana et in Bologna, intendo che ha fatto in Francia, dove ancora vive, pitture rarissime, sotto Messer Francesco