Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/249

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amato da ognuno, e particolarmente da Raffaello Sanzio da Urbino, che in quel tempo, essendo anch’egli giovane di gran nome, dimorava in Fiorenza, come s’è detto, per imparare l’arte. Dopo aver Ridolfo studiato al detto cartone, fatto che ebbe buona pratica nella pittura sotto fra’ Bartolomeo di San Marco, ne sapea già tanto, a giudizio de’ migliori, che dovendo Raffaello andare a Roma, chiamato da papa Giulio Secondo, gli lasciò a finire il panno azzurro et altre poche cose che mancavano al quadro d’una Madonna che egli avea fatta per alcuni gentiluomini sanesi, il qual quadro, finito che ebbe Ridolfo con molta diligenza, lo mandò a Siena. E non fu molto dimorato Raffaello a Roma, che cercò per molte vie di condurre là Ridolfo, ma non avendo mai perduta colui la cupola di veduta (come si dice), né sapendosi arrecare a vivere fuor di Fiorenza, non accettò mai partito che diverso o contrario al suo vivere di Firenze gli fusse proposto. Dipinse Ridolfo nel monasterio delle monache di Ripoli due tavole a olio: in una la coronazione di Nostra Donna e nell’altra una Madonna in mezzo a certi Santi; nella chiesa di San Gallo fece in una tavola Cristo che porta la croce, con buon numero di soldati e la Madonna et altre Marie che piangono insieme con Giovanni, mentre Veronica porge il sudario a esso Cristo, con prontezza e vivacità. La quale opera, in cui sono molte teste bellissime, ritratte dal vivo e fatte con amore, acquistò gran nome a Ridolfo: vi è ritratto suo padre et alcuni garzoni che stavano seco, e de’ suoi amici il Poggino, lo Scheggia et il Nunziata che è una testa vivissima. Il quale Nunziata, se bene era dipintore di fantocci, era in alcune cose persona rara e massimamente nel fare fuochi lavorati e le girandole che si facevano ogni anno per San Giovanni; e perché era costui persona burlevole e faceta, aveva ognuno gran piacere in conversando con esso lui. Dicendogli una volta un cittadino che gli dispiacevano certi dipintori che non sapevano fare se non cose lascive e che perciò desiderava, che gli facesse un quadro di Madonna che avesse l’onesto, fusse attempata e non movesse a lascivia, il Nunziata gliene dipinse una con la barba; un altro volendogli chiedere un Crucifisso per una camera terrena, dove abitava la state, e non sapendo dire se non: "Io vorrei un Crucifisso per la state", il Nunziata, che lo scorse per un goffo, gliene fece uno in calzoni. Ma tornando a Ridolfo, essendogli dato a fare per il monasterio di Cestello in una tavola la Natività di Cristo, affaticandosi assai per superare gl’emuli suoi, condusse quell’opera con quella maggior fatica e diligenza che gli fu possibile, facendovi la Madonna che adora Cristo fanciullo, San Giuseppo e due figure in ginocchioni, cioè San Francesco e San Ieronimo; fecevi ancora un bellissimo paese molto simile al Sasso della Vernia, dove San Francesco ebbe le stimmate, e sopra la capanna alcuni Angeli che cantano, e tutta l’opera fu di colorito molto bello e che ha assai rilievo. Nel medesimo tempo, fatta una tavola che andò a Pistoia, mise mano a due altre per la Compagnia di S. Zanobi, che è a canto alla canonica di Santa Maria del Fiore, le quali avevano a mettere in mezzo la Nunziata che già