Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/270

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Battista per tutto grotteschine minute et in certi vani maggiori buon numero di figure a fresco, che assai sono state lodate dagli artefici; e dopo fece il palco del ricetto di detta scala. Non molto di poi quando furono dati, come s’è detto di sopra, a fare tre quadri per uno ai migliori e più reputati pittori di Vinezia, per la libreria di San Marco, con patto che chi meglio si portasse a giudizio di que’ magnifici senatori guadagnasse, oltre al premio ordinario, una collana d’oro, Battista fece in detto luogo tre storie con due filosofi fra le finestre e si portò benissimo, ancor che non guadagnasse il premio dell’onore, come dicemmo di sopra. Dopo le quali opere, essendogli allogato dal patriarca Grimani una capella in San Francesco dalla Vigna, che è la prima a man manca entrando in chiesa, Battista vi mise mano e cominciò a fare per tutta la volta ricchissimi spartimenti di stucchi e di storie in figure a fresco, lavorandovi con diligenza incredibile. Ma o fusse la trascuraggine sua, o l’aver lavorato alcune cose a fresco per le ville d’alcuni gentiluomini e forse sopra mura freschissime, come intesi, prima che avesse la detta capella finita, si morì; et ella, rimasa imperfetta, fu poi finita da Federigo Zucchero da Sant’Agnolo in Vado, giovane e pittore eccellente tenuto in Roma de’ migliori, il quale fece a fresco nelle faccie dalle bande Maria Madalena che si converte alla predicazione di Cristo e la ressurezione di Lazzero suo fratello, che sono molto graziose pitture. E finite le facciate, fece il medesimo nella tavola dell’altare l’adorazione de’ Magi, che fu molto lodata. Hanno dato nome e credito grandissimo a Battista, il quale morì l’anno 1561, molti suoi disegni stampati, che sono veramente da essere lodati. Nella medesima città di Vinezia e quasi ne’ medesimi tempi è stato, ed è vivo ancora, un pittore chiamato Iacopo Tintoretto, il quale si è dilettato di tutte le virtù e particolarmente di sonare di musica e diversi strumenti, et oltre ciò piacevole in tutte le sue azzioni, ma nelle cose della pittura stravagante, capriccioso, presto e risoluto et il più terribile cervello che abbia avuto mai la pittura, come si può vedere in tutte le sue opere e ne’ componimenti delle storie, fantastiche e fatte da lui diversamente e fuori dell’uso degl’altri pittori; anzi ha superata la stravaganza, con le nuove e capricciose invenzioni e strani ghiribizzi del suo intelletto che ha lavorato a caso e senza disegno, quasi mostrando che quest’arte è una baia. Ha costui alcuna volta lasciato le bozze per finire, tanto a fatica sgrossate, che si veggiono i colpi de’ pennegli fatti dal caso e dalla fierezza, più tosto che dal disegno e dal giudizio. Ha dipinto quasi di tutte le sorti pitture a fresco, a olio, ritratti di naturale et ad ogni pregio, di maniera, che con questi suoi modi ha fatto e fa la maggior parte delle pitture che si fanno in Vinezia. E perché nella sua giovanezza si mostrò in molte bell’opere di gran giudizio, se egli avesse conosciuto il gran principio che aveva dalla natura et aiutatolo con lo studio e col giudizio, come hanno fatto coloro che hanno seguitato le belle maniere de’ suoi maggiori e non avesse come ha fatto tirato via di pratica, sarebbe stato uno de’ maggiori pittori che avesse avuto mai Vinezia. Non che per questo si toglia che non sia fiero e buon pittore e di spirito svegliato, capriccioso e gentile. Essendo dunque stato ordinato dal senato che Iacopo Tintoretto e Paulo Veronese, allora giovani di grande speranza, facessero una storia per uno nella sala