Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/335

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aiutando al padre quanto poteva e sapeva. Finalmente, essendo cresciuto Taddeo d’anni e di giudizio, veduto non potere molto acquistare sotto la disciplina del padre, carico di sette figliuoli maschi et una femina, et anco non essergli col suo poco sapere d’aiuto più che tanto, tutto solo se n’andò di quattordici anni a Roma, dove a principio, non essendo conosciuto da niuno e niuno conoscendo, patì qualche disagio. E se pure alcuno vi conosceva, vi fu da loro peggio trattato che dagl’altri, per che accostatosi a Francesco cognominato di Sant’Agnolo, il quale lavorava di grottesche con Perino del Vaga a giornate, se gli raccomandò con ogni umiltà, pregandolo che volesse, come parente che gl’era, aiutarlo; ma non gli venne fatto, perciò che Francesco, come molte volte fanno certi parenti, non pure non l’aiutò, né di fatti, né di parole, ma lo riprese e ributtò agramente. Ma non per tanto non si perdendo d’animo, il povero giovinetto senza sgomentarsi si andò molti mesi trattenendo per Roma, o per meglio dire stentando, con macinare colori ora in questa et ora in quell’altra bottega, per piccol prezzo, e talora, come poteva il meglio, alcuna cosa disegnando. E se bene in ultimo si acconciò per garzone con un Giovampiero calavrese, non vi fece molto frutto, perciò che colui, insieme con una sua moglie, fastidiosa donna, non pure lo facevano macinare colori giorni e notte, ma lo facevano non ch’altro patire del pane; del quale acciò non potesse anco avere a bastanza, né a sua posta, lo tenevano in un paniere appiccato al palco con certi campanelli, che ogni poco che il paniere fosse tocco, sonavano e facevano la spia. Ma questo arebbe dato poca noia a Taddeo, se avesse avuto commodo di potere disegnare alcune carte, che quel suo maestraccio aveva di mano di Raffaello da Urbino. Per queste e molt’altre stranezze, partitosi Taddeo da Giovampiero, si risolvette a stare da per sé et andarsi riparando per le botteghe di Roma, dove già era conosciuto, una parte della settimana spendendo in lavorare a opere per vivere, et un’altra in disegnando e particularmente l’opere di mano di Raffaello, che erano in casa d’Agostino Chigi et in altri luoghi di Roma. E perché molte volte, sopragiugnendo la sera, non aveva dove in altra parte ritirarsi, si riparò molte notti sotto le logge del detto Chigi et in altri luoghi simili, i quali disagi gli guastorno in parte la complessione, e se non l’avesse la giovinezza aiutato, l’arebbono ucciso del tutto. Con tutto ciò amalandosi e non essendo da Francesco Sant’Agnolo suo parente più aiutato di quello che fosse stato altra volta, se ne tornò a Sant’Agnolo a casa il padre, per non finire la vita in tanta miseria quanta quella era in che si trovava. Ma per non perdere oggimai più tempo in cose che non importano più che tanto, e bastando avere mostrato con quanta difficultà e disagi acquistasse, dico che Taddeo finalmente guarito e tornato a Roma, si rimesse a’ suoi soliti studii (ma con aversi più cura, che per l’adietro fatto non aveva), e sotto un Iacopone imparò tanto, che venne in qualche credito, onde il detto Francesco suo parente, che così empiamente si era portato verso lui, veggendolo fatto valent’uomo, per servirsi di lui si rapatumò seco e cominciarono a lavorare insieme, essendosi Taddeo, che era di buona natura, tutte l’ingiurie dimenticato. E così facendo Taddeo i disegni et ambidui lavorando molti fregi di camere e logge a fresco, si andavano giovando l’uno all’altro. Intanto