Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/336

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Daniello da Parma pittore, il quale già stette molti anni con Antonio da Coreggio, et avea avuto pratica con Francesco Mazzuoli parmigiano, avendo preso a fare a Vitto di là di Sore nel principio dell’Abruzzo una chiesa a fresco per la capella di Santa Maria, prese in suo aiuto Taddeo conducendolo a Vitto. Nel che fare, se bene Daniello non era il migliore pittore del mondo, aveva nondimeno per l’età e per avere veduto il modo di fare del Coreggio e del Parmigiano, e con che morbidezza conducevano le loro opere, tanta pratica, che mostrandola a Taddeo et insegnandogli, gli fu di grandissimo giovamento con le parole, non altrimenti che un altro arebbe fatto con l’operare. Fece Taddeo in quest’opera, che aveva la volta a croce, i quattro Evangelisti, due Sibille, duoi Profeti e quattro storie non molto grandi di Iesù Cristo e della Vergine sua madre. Ritornato poi a Roma, ragionando Messer Iacopo Mattei gentiluomo romano con Francesco Sant’Agnolo di volere fare dipignere di chiaro scuro la facciata d’una sua casa, gli mise inanzi Taddeo, ma perché pareva troppo giovane a quel gentiluomo, gli disse Francesco che ne facesse prova in due storie, e che quelle non riuscendo, si sarebbono potute gettare per terra, e riuscendo arebbe seguitato. Avendo dunque Taddeo messo mano all’opera, riuscirno sì fatte le due prime storie, che ne restò Messer Iacopo non pure sodisfatto, ma stupido; onde avendo finita quell’opera l’anno 1548, fu sommamente da tutta Roma lodata e con molta ragione. Perciò che dopo Pulidoro, Maturino, Vincenzo da San Gimignano e Baldassarre da Siena, niuno era in simili opere arrivato a quel segno che aveva fatto Taddeo, giovane allora di diciotto anni; l’istorie della quale opera si possono comprendere da queste inscrizzioni, che sono sotto ciascuna de’ fatti di Furio Camillo; la prima dunque è questa: TUSCULANI, PACE CONSTANTI, VIM ROMANAM ARCENT; la seconda; M[ARCUS] F[URIUS) C[AMILLUS] SIGNIFERUM SECUM IN HOSTEM RAPIT; la terza: M[ARCO] F[URIO] C[AMILLO] AUCTORE INCENSA URBS RESTITUITUR; la quarta: M[ARCUS] F[URIUS) C[AMILLUS] PACTIONIBUS TURBATIS PRAELIUM GALLIS NUNCIAT; la quinta: M[ARCUS] F[URIUS] C[AMILLUS) PRODITOREM VINCTUM FALERIO REDUCENDUM TRADIT; la sesta: MATRONALIS AURI COLLATIONE, VOTUM APOLLINI SOLVITUR; la settima: M[ARCUS] F[URIUS] C[AMILLUS] IUNONI REGINAE TEMPLUM IN AVENTINO DEDICAT; l’ottava: SIGNUM IUNONIS REGINAE A VEIIS ROMAM TRANSFERTUR; la nona: M[ARC...] F[URI...] C[AMILL...] ... [M]ANLIUS DICT[ATOR] DECEM ... SOS ... CIOS CAPIT.