Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/480

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che in pochi anni fece quel profitto che si vede nelle sue opere di mezzo rilievo che sono nelle fabriche della libreria e loggia del campanile di San Marco, nelle quali opere si portò tanto bene, che poté poi fare da sé solo le statue di marmo et i Profeti che lavorò, come si disse, alla Madonna di Loreto. Fu ancora discepolo del Sansovino Iacopo Colonna, che morì a Bologna già trenta anni sono lavorando un’opera d’importanza. Costui fece in Vinezia nella chiesa di San Salvadore un San Girolamo di marmo ignudo, che si vede ancora in una nicchia intorno all’organo, che fu bella figura e molto lodata; et a Santa Croce della Giudecca fece un Cristo, pure ignudo di marmo, che mostra le piaghe, con bello artifizio, e parimente a San Giovanni Nuovo tre figure: Santa Dorotea, Santa Lucia e Santa Caterina; et in Santa Marina si vede di sua mano un cavallo con un capitano armato sopra; le quali opere possono stare al pari con quante ne sono in Vinezia. In Padova nella chiesa di Santo Antonio fece di stucco detto Santo e San Bernardino vestiti. Della medesima materia fece a Messer Luigi Cornaro una Minerva, una Venere et una Diana, maggiori del naturale e tutte tonde; di marmo un Mercurio, e di terra cotta un Marzio ignudo e giovinetto, che si cava una spina d’un piè, anzi, mostrando averla cavata, tiene con una mano il piè, guardando la ferita, e con l’altra pare che si voglia nettare la ferita con un panno, la quale opera, perché è la migliore che mai facesse costui, disegna il detto Messer Luigi farla gettare di bronzo. Al medesimo fece un altro Mercurio di pietra, il quale fu poi donato al duca Federigo di Mantova. Fu parimente discepolo del Sansovino Tiziano da Padova, scultore, il quale nella loggia del campanile di San Marco di Vinezia scolpì di marmo alcune figurette, e nella chiesa del medesimo San Marco si vede pur da lui scolpito e gettato di bronzo un bello e gran coperchio di pila di bronzo nella cappella di San Giovanni. Aveva costui fatto la statua d’un San Giovanni, nel quale sono i quattro Evangelisti e quattro storie di San Giovanni con bello artifizio, per gettarla di bronzo, ma morendosi d’anni trentacinque, rimase il mondo privo d’un eccellente e valoroso artefice. È di mano di costui la volta della cappella di Santo Antonino da Padova, con molto ricco partimento di stucco. Aveva cominciato per la medesima un serraglio di cinque archi di bronzo, che erano pieni di storie di quel Santo, con altre figure di mezzo e basso rilievo, ma rimase anco questo per la sua morte imperfetto, e per discordia di coloro che avevano cura di farla fare; e n’erano già stati gettati molti pezzi, che riuscivano bellissimi, e fatte le cere per molti altri, quando costui si morì e rimase per le dette cagioni ogni cosa adietro. Il medesimo Tiziano, quando il Vasari fece il già detto apparato per i signori della Compagnia della Calza in Canareio, fece in quello alcune statue di terra e molti termini, e fu molte volte adoperato in ornamenti di scene, teatri, archi et altre cose simili, con suo molto onore, avendo fatto cose tutte piene d’invenzioni, capricci e varietà, e sopra tutto con molta prestezza. Pietro da Salò fu anch’egli discepolo del Sansovino, et avendo durato a intagliare fogliami infino alla sua età di trenta anni, finalmente aiutato dal Sansovino, che gli insegnò, si