Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/479

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in quel luogo è stimata assai. All’entrare delle scale del palazzo di San Marco fa tuttavia di marmo in forma di due giganti bellissimi, di braccia sette l’uno, un Nettunno et un Marte, mostrando le forze che ha in terra et in mare quella serenissima republica. Fece una bellissima statua d’un Ercole al duca di Ferrara, e nella chiesa di S. Marco fece quattro storie di bronzo di mezzo rilievo, alte un braccio e lunghe uno e mezzo, per mettere a un pergamo, con istorie di quello Evangelista, tenute molto in pregio per la varietà loro. E sopra la porta del medesimo San Marco ha fatto una Nostra Donna di marmo grande quanto il naturale, tenuta cosa bellissima, et alla porta della sagrestia di detto loco è di sua mano la porta di bronzo, divisa in due parti bellissime e con istorie di Gesù Cristo, tutte di mezzo rilievo e lavorate eccellentissimamente; e sopra la porta dello arsenale ha fatto una bellissima Nostra Donna di marmo, che tiene il Figliolo in collo. Le quali tutte opere non solo hanno illustrato et adornato quella republica, ma hanno fatto conoscere giornalmente il Sansovino per eccellentissimo artefice et amare et onorare dalla magnificenza e liberalità di que’ signori, e parimente dagl’altri artefici, referendosi a lui tutto quello di scultura et architettura che è stato in quella città al suo tempo operato. E nel vero ha meritato l’eccellenza di Iacopo di essere tenuta nel primo grado in quella città fra gl’artefici del disegno, e che la sua virtù sia stata amata et osservata universalmente dai nobili e dai plebei. Perciò che oltre all’altre cose egli ha, come s’è detto, fatto col suo sapere e giudizio che si è quasi del tutto rinovata quella città et imparato il vero e buon modo di fabricare. Ma se ella ha ricevuto da lui bellezza et ornamento, egli all’incontro è da lei stato molto benificato. Conciò sia che oltre all’altre cose, egli è vivuto in essa da che prima vi andò insino all’età di settantotto anni sanissimo e gagliardo, e gli ha tanto conferito l’aria e quel cielo, che non ne mostra in un certo modo più che quaranta. E ha veduto e vede d’un suo virtuosissimo figliuolo, uomo di lettere, due nipoti, un maschio et una femmina, sanissimi e belli, con somma sua contentezza. E, che se è più, vive ancora felicissimamente e con tutti que’ comodi et agi, che maggiori può avere un par suo. Ha sempre amato gl’artefici, et in particolare è stato amicissimo dell’eccellente e famoso Tiziano, come fu anco, mentre visse, di Messer Pietro Aretino, per le quali cose ho giudicato ben fatto, se bene vive, fare di lui questa onorata memoria, e massimamente che oggimai è per far poco nella scultura. Ha avuto il Sansovino molti discepoli in Fiorenza: Niccolò detto il Tribolo, come s’è detto, il Solosmeo da Settignano, che finì dalle figure grandi in fuori tutta la sepoltura di marmo ch’è a Monte Casino, dove è il corpo di Piero de’ Medici, che affogò nel fiume del Garigliano. Similmente è stato suo discepolo Girolamo da Ferrara detto il Lombardo, del quale s’è ragionato nella vita di Benvenuto Garofalo ferrarese, et il quale, e dal primo Sansovino, e da questo secondo ha imparato l’arte, di maniera che oltre alle cose di Loreto, delle quali si è favellato, e di marmo e di bronzo, ha in Vinezia molte opere lavorato. Costui se bene capitò sotto il Sansovino d’età di trenta anni e con poco disegno, ancora che avesse innanzi lavorato di scultura alcune cose, essendo più tosto uomo di lettere e di corte, che scultore, attese nondimeno di maniera,