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DEGL’ACCADEMICI DEL DISEGNO PITTORI, SCULTORI ET ARCHITETTI E DELL’OPERE LORO E PRIMA DEL BRONZINO


Avendo io scritto in fin qui le vite et opere de’ pittori, scultori et architetti più eccellenti che sono da Cimabue insino a oggi passati a miglior vita, e con l’occasioni che mi sono venute favellato di molti vivi, rimane ora che io dica alcune cose degl’artefici della nostra Accademia di Firenze, de’ quali non mi è occorso in sin qui parlare a bastanza. E cominciandomi dai principali e più vecchi, dirò prima d’Agnolo detto il Bronzino, pittore fiorentino veramente rarissimo e degno di tutte le lodi. Costui, essendo stato molti anni col Puntormo, come s’è detto, prese tanto quella maniera et in guisa immitò l’opere di colui, che elle sono state molte volte tolte l’une per l’altre, così furono per un pezzo somiglianti. E certo è maraviglia come il Bronzino così bene apprendesse la maniera del Puntormo, conciò sia che Iacopo fu eziandio co’ suoi più cari discepoli anzi alquanto salvatico e strano che non, come quegli che a niuno lasciava mai vedere le sue opere, se non finite del tutto. Ma ciò nonostante fu tanta la pacienza et amorevolezza d’Agnolo verso il Puntormo, che colui fu forzato a sempre volergli bene et amarlo come figliuolo. Le prime opere di conto che facesse il Bronzino, essendo ancor giovane, furono alla Certosa di Firenze, sopra una porta che va dal chiostro grande in capitolo, in due archi, cioè l’uno di fuori e l’altro dentro: nel difuori è una Pietà con due Angeli a fresco, e di dentro un San Lorenzo ignudo sopra la grata, colorita a olio nel muro, le quali opere furono un gran saggio di quell’eccellenza che negl’anni maturi si è veduta poi nell’opere di questo pittore. Alla cappella di Lodovico Capponi in Santa Felicita di Firenze fece il Bronzino, come s’è detto in altro luogo, in due tondi a olio due Evangelisti, e nella volta colorì alcune figure. Nella Badia di Firenze de’ monaci neri fece nel chiostro di sopra a fresco una storia della vita di San Benedetto, cioè quando si getta nudo sopra le spine, che è bonissima pittura. Nell’orto delle suore dette le Poverine dipinse a fresco un bellissimo tabernacolo, nel qual è Cristo che appare a Madalena in forma d’ortolano. In Santa Trinita pur di Firenze si vede di mano del medesimo in un quadro a olio, al primo pilastro a man ritta, un Cristo morto, la Nostra Donna, San Giovanni e Santa Maria Madalena, condotti con bella maniera e molta diligenzia. Nei quali detti tempi che fece queste opere, fece anco molti ritratti di diversi, e quadri che gli diedero gran nome. Passato poi l’assedio di Firenze e fatto l’accordo, andò come altrove s’è detto a Pesero, dove appresso Guidobaldo duca d’Urbino fece, oltre la detta cassa d’Arpicordo piena di figure, che fu cosa rara, il ritratto di