Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/517

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guardaroba di detto signor Duca, come si dirà altrove de’ sua ornamenti, passano il numero di dugentoottanta, fra pontefici, imperatori, re et altri principi, capitani d’eserciti, uomini di lettere, et insomma per alcuna cagione illustri e famosi. E per vero dire abbiàn grande obligo a questa fatica e diligenza del Giovio e del Duca, perciò che non solamente le stanze de’ principi, ma quelle di molti privati si vanno adornando de’ ritratti o d’uno o d’altro di detti uomini illustri, secondo le patrie, famiglie et affezione di ciascuno. Cristofano adunque fermatosi in questa maniera di pitture, che è secondo il genio suo o vero inclinazione, ha fatto poco altro, come quegli che dee trarre di questa onore et utile a bastanza. Sono ancora creati del Bronzino Stefano Pieri e Lorenzo dello Sciorina, che l’uno e l’altro hanno nelle esequie di Michelagnolo e nelle nozze di sua altezza adoperato sì, che sono stati conumerati fra i nostri accademici. Della medesima scuola del Puntormo e Bronzino è anche uscito Batista Naldini, di cui si è in altro luogo favellato, il quale dopo la morte del Puntormo, essendo stato in Roma alcun tempo et atteso con molto studio all’arte, ha molto acquistato e si è fatto pratico e fiero dipintore, come molte cose ne mostrano che ha fatto al molto reverendo don Vincenzio Borghini, il quale se n’è molto servito et ha aiutatolo insieme con Francesco da Poppi, giovane di grande speranza e nostro accademico, che s’è portato bene nelle nozze di sua altezza, et altri suoi giovani, i quali don Vincenzio va continuamente esercitandogli et aiutandogli. Di Batista si è servito già più di due anni e serve ancora il Vasari nell’opere del palazzo ducale di Firenze, dove, per la concorrenza di molti altri che nel medesimo luogo lavoravano, ha molto acquistato, di maniera che oggi è pari a qual si voglia altro giovane della nostra Accademia. E quello che molto piace a chi di ciò ha giudizio, si è che egli è spedito e fa l’opere sue senza stento. Ha fatto Batista in una tavola a olio, che è in una cappella della Badia di Fiorenza de’ monaci neri, un Cristo che porta la croce, nella quale opera sono molto buone figure, e tuttavia ha fra mano altre opere, che lo faranno conoscere per valent’uomo. Ma non è a niuno de’ sopra detti inferiore per ingegno, virtù e merito Maso Mazzuoli, detto Maso da San Friano, giovane di circa trenta o trentadue anni, il quale ebbe i suoi primi principii da Pierfrancesco di Iacopo di Sandro nostro accademico, di cui si è in altro luogo favellato. Costui, dico, oltre all’avere mostro quanto sa e quanto si può di lui sperare in molti quadri e pitture minori, l’ha finalmente mostrato in due tavole con molto suo onore e piena sodisfazione dell’universale, avendo in esse mostrato invenzione, disegno, maniera, grazia et unione nel colorito. Delle quali tavole in una, che è nella chiesa di Santo Apostolo di Firenze, è la Natività di Gesù Cristo. E nell’altra, posta nella chiesa di San Piero Maggiore, che è bella quanto più non l’arebbe potuta fare un ben pratico e vecchio maestro, è la Visitazione di Nostra Donna a Santa Lisabetta, fatta con molte belle considerazioni e giudizio; onde le teste, i panni, l’attitudini, i casamenti et ogni altra cosa è piena di vaghezza e di grazia. Costui nell’esequie del Buonarruoto, come accademico et amorevole, e poi nelle nozze della reina Giovanna in alcune storie si portò bene oltre modo. Ora perché non solo nella vita di Ridolfo