Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/521

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molti altri suoi creati et amici: Domenico Benci, Alessandro Fortori d’Arezzo, Stefano Veltroni suo cugino et Orazio Porta, amendue dal Monte San Savino, Tomaso del Verrocchio. Nella medesima Accademia sono anco molti eccellenti artefici forestieri de’ quali si è parlato a lungo di sopra in più luoghi; e però basterà che qui si sappino i nomi, acciò siano fra gl’altri accademici in questa parte annoverati. Sono dunque Federigo Zucchero, Prospero Fontana e Lorenzo Sabatini bolognesi, Marco da Faenza, Tiziano Vecello, Paulo Veronese, Giuseppo Salviati, il Tintoretto, Alessandro Vittoria, il Danese scultori, Batista Farinato veronese pittore, et Andrea Palladio architetto. Ora per dire similmente alcuna cosa degli scultori accademici e dell’opere loro, nelle quali non intendo molto volere allargarmi, per esser essi vivi e per lo più di chiarissima fama e nomea, dico che Benvenuto Cellini cittadino fiorentino (per cominciarmi dai più vecchi e più onorati), oggi scultore, quando attese all’orefice in sua giovanezza, non ebbe pari, né aveva forse in molti anni in quella professione et in fare bellissime figure di tondo e basso rilievo e tutte altre opere di quel mestiero: legò gioie et adornò di castoni maravigliosi, con figurine tanto ben fatte et alcuna volta tanto bizzarre e capricciose, che non si può, né più, né meglio imaginare. Le medaglie ancora, che in sua gioventù fece d’oro e d’argento, furono condotte con incredibile diligenza, né si possono tanto lodare che basti. Fece in Roma a papa Clemente Settimo un bottone da piviale bellissimo accomodandovi ottimamente una punta di diamante intornata da alcuni putti fatti di piastra d’oro et un Dio Padre mirabilmente lavorato, onde oltre al pagamento ebbe in dono da quel Papa l’ufizio d’una mazza. Essendogli poi dal medesimo Pontefice dato a fare un calice d’oro, la coppa del quale dovea esser retta da figure rappresentanti le Virtù teologiche, lo condusse assai vicino al fine con artifizio maravigliosissimo. Ne’ medesimi tempi non fu chi facesse meglio, fra molti che si provarono, le medaglie di quel Papa di lui, come ben sanno coloro che le videro e n’hanno. E perché ebbe per queste cagioni cura di fare i conii della Zecca di Roma, non sono mai state vedute più belle monete di quelle che allora furono stampate in Roma. E perciò dopo la morte di Clemente, tornato Benvenuto a Firenze, fece similmente i conii con la testa del duca Alessandro per le monete per la Zecca di Firenze, così belli e con tanta diligenza, che alcune di esse si serbano oggi come bellissime medaglie antiche e meritamente, perciò che in queste vinse se stesso. Datosi finalmente Benvenuto alla scultura et al fare di getto, fece in Francia molte cose di bronzo, d’argento e d’oro mentre stette al servizio del re Francesco in quel regno. Tornato poi alla patria e messosi al servizio del duca Cosimo, fu prima adoperato in alcune cose da orefice, et in ultimo datogli a fare alcune cose di scultura, onde condusse di metallo la statua del Perseo, che ha tagliata la testa a Medusa, la quale è in piazza del Duca vicina alla porta del palazzo del Duca, sopra una basa di marmo con alcune figure di bronzo bellissime alte circa un braccio et un terzo l’una, la quale tutta opera fu condotta veramente con quanto studio e diligenza si può maggiore a perfezzione e posta in detto luogo degnamente a paragone della Iudit di mano di Donato, così famoso e celebrato scultore. E certo fu maraviglia, che essendosi Benvenuto esercitato tanti anni in far figure piccole, ci condusse poi con tanta eccellenza una statua così grande. Il medesimo