Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/522

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ha fatto un Crucifisso di marmo tutto tondo e grande quanto il vivo, che per simile è la più rara e bella scultura che si possa vedere. Onde lo tiene il signor Duca, come cosa a sé carissima, nel palazzo de’ Pitti, per collocarlo alla cappella o vero chiesetta che fa in detto luogo, la qual chiesetta non poteva a questi tempi avere altra cosa più di sé e di sì gran prencipe; et insomma non si può quest’opera tanto lodare, che basti. Ora, se bene potrei molto più allargarmi nell’opere di Benvenuto, il quale è stato in tutte le sue cose animoso, fiero, vivace, prontissimo e terribilissimo, e persona che ha saputo purtroppo dire il fatto suo con i prìncipi, non meno che le mani e l’ingegno adoperare nelle cose dell’arti, non ne dirò qui altro, atteso che egli stesso ha scritto la vita e l’opere sue, et un trattato dell’oreficeria e del fondere e gettar di metallo con altre cose attenenti a tali arti e della scultura con molto più eloquenza et ordine che io qui per aventura non saprei fare. E però quanto a lui, basti questo breve sommario delle sue più rare opere principali. Francesco di Giuliano da San Gallo scultore, architetto et accademico, di età oggi di settanta anni, ha condotto, come si è detto nella vita di suo padre et altrove, molte opere di scultura: le tre figure di marmo alquanto maggior del vivo, che sono sopra l’altare della chiesa d’Or San Michele, Santa Anna, la Vergine e Cristo fanciullo, che sono molto lodate figure. Alcun’altre statue, pur di marmo, alla sepoltura di Piero de’ Medici a Monte Casino; la sepoltura, che è nella Nunziata, del vescovo de’ Marzi, e quella di monsignor Giovio, scrittore delle storie de’ suoi tempi. Similmente d’architettura ha fatto il medesimo, et in Fiorenza et altrove, molte belle e buon’opere et ha meritato, per le sue buone qualità, di esser sempre stato come loro creatura favorito della casa de’ Medici, per la servitù di Giuliano suo padre, onde il duca Cosimo, dopo la morte di Baccio d’Agnolo, gli diede il luogo che colui aveva d’architettore del duomo di Firenze. Dell’Amannato, che è anch’egli fra i primi de’ nostri accademici, essendosi detto a bastanza nella descrizione dell’opere di Iacopo Sansovino, non fa bisogno parlarne qui altrimenti. Dirò bene che sono suoi creati et accademici Andrea Calamech da Carrara, scultore molto pratico, che ha sotto esso Amannato condotto molte figure et il quale dopo la morte di Martino sopra detto è stato chiamato a Messina nel luogo che là tenne già fra’ Giovan Agnolo, nel qual luogo s’è morto. E Batista di Benedetto, giovane che ha dato saggio di dovere, come farà, riuscire eccellente, avendo già mostro in molte opere che non è meno del detto Andrea, né di qual si vogl’altro de’ giovani scultori accademici, di bell’ingegno e giudizio. Vincenzio de’ Rossi da Fiesole scultore, anch’egli architetto et accademico fiorentino, è degno che in questo luogo si faccia di lui alcuna memoria, oltre quello che se n’è detto nella vita di Baccio Bandinelli, di cui fu discepolo. Poi dunque che si fu partito da lui, diede gran saggio di sé in Roma, ancor che fusse assai giovane, nella statua che fece nella Ritonda d’un S. Giuseppo con Cristo fanciullo di dieci anni, ambidue figure fatte con buona pratica e bella maniera. Fece