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Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/58

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Nella Mercanzia, tribunale in quella città, hanno gl’uffiziali una tavoletta, la quale dicono fu fatta da Domenico, quando era giovane, che è bellissima. Dentro vi è un San Paolo in mezzo che siede e, dagli lati, la sua conversione in uno di figure piccole e nell’altro quando fu decapitato. Finalmente fu data a dipignere a Domenico la nicchia grande del Duomo ch’è in testa dietro all’altare maggiore, nella quale egli primieramente fece tutto di sua mano l’ornamento di stucco con fogliami e figure, e due vittorie ne’ vani del semicircolo, il quale ornamento fu invero opera ricchissima e bella. Nel mezzo poi fece di pittura a fresco l’Ascendere di Cristo in cielo, e dalla cornice in giù fece tre quadri divisi da colonne di rilievo e dipinte in prospettiva. In quel di mezzo, che ha un arco sopra in prospettiva, è la Nostra Donna, San Piero e San Giovanni, e dalle bande ne’ due vani dieci Apostoli, cinque per banda in varie attitudini, che guardano Cristo ascendere in cielo; e sopra ciascuno de’ due quadri degl’Apostoli è un Angelo in iscorto, fatti per que’ due che dopo l’Ascensione dissono ch’egli era salito in cielo. Quest’opera certo è mirabile, ma più sarebbe ancora se Domenico avesse dato bell’aria alle teste, là dove hanno una certa aria non molto piacevole, perciò che pare che in vecchiezza e’ pigliasse un’ariaccia di volti spaventata e non molto vaga. Quest’opera, dico, se avesse avuto bellezza nelle teste sarebbe tanto bella, che non si potrebbe veder meglio. Nella qual aria delle teste prevalse il Soddoma a Domenico al giudizio de’ sanesi, perciò che il Soddoma le faceva molto più belle, se bene quelle di Domenico avevano più disegno e più forza. E nel vero la maniera delle teste in queste nostre arti importa assai, et il farle che abbiano bell’aria e buona grazia ha molti maestri scampati dal biasimo, che arebbono avuto per lo restante dell’opera. Fu questa di pittura l’ultima opera che facesse Domenico, il quale in ultimo entrato in capriccio di fare di rilievo, cominciò a dare opera al fondere de’ bronzi, e tanto adoperò, che condusse, ma con estrema fatica, a sei colonne del Duomo, le più vicine all’altar maggiore, sei Angeli di bronzo tondi, poco minori del vivo, i quali tengono per posamento d’un candeliere che tiene un lume, alcune tazze o vero bacinette, e sono molto belli. E negl’ultimi si portò di maniera che ne fu sommamente lodato; per che, cresciutogli l’animo, diede principio a fare i dodici Apostoli per mettergli alle colonne di sotto, dove ne sono ora alcuni di marmo vecchi e di cattiva maniera; ma non seguitò, perché non visse poi molto. E perché era quest’uomo capricciosissimo e gli riusciva ogni cosa, intagliò da sé stampe di legno, per far carte di chiaro scuro, e se ne veggiono fuori due Apostoli fatti eccellentemente, uno de’ quali n’avemo nel nostro libro de’ disegni, con alcune carte di sua mano, disegnate divinamente. Intagliò similmente col bulino stampe di rame, e stampò con acqua forte alcune storiette molto capricciose d’archimia, dove Giove e gl’altri dèi volendo congelare Mercurio, lo mettono in un correggiuolo legato e facendogli fuoco attorno Vulcano e Plutone, quando pensarono che dovesse fermarsi, Mercurio volò via e se n’andò in fumo. Fece Domenico, oltre alle sopra dette, molte altre opere di non molta importanza, come quadri di Nostre Donne et altre cose simili da camera, come una Nostra Donna che è in casa il cavalier Donati et un quadro a tempera, dove Giove si converte