Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/60

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operato nella pittura, la maniera d’Andrea del Sarto e di Iacopo da Puntormo; per che risolvendosi d’andare a stare con uno di questi due, si stava sospeso a quale di loro dovesse appigliarsi, quando scoprendosi la Fede e la Carità fatta dal Puntormo sopra il portico della Nunziata di Firenze, deliberò del tutto d’andare a star con esso Puntormo, parendogli che la costui maniera fusse tanto bella, che si potesse sperare che egli, allora giovane, avesse a passare inanzi a tutti i pittori giovani della sua età, come fu in quel tempo ferma credenza d’ognuno. Il Lappoli adunque, ancor che fusse potuto andare a star con Andrea, per le dette cagioni si mise col Puntormo, appresso al quale continuamente disegnando, era da due sproni per la concorrenza cacciato alla fatica terribilmente. L’uno si era Giovan Maria dal Borgo a Sansepolcro, che sotto il medesimo attendeva al disegno et alla pittura, et il quale, consigliandolo sempre al suo bene, fu cagione che mutasse maniera e pigliasse quella buona del Puntormo. L’altro (e questi lo stimolava più forte) era il vedere che Agnolo chiamato il Bronzino era molto tirato innanzi da Iacopo, per una certa amorevole sommessione, bontà e diligente fatica che aveva nell’imitare le cose del maestro; senzaché disegnava benissimo e si portava ne’ colori di maniera, che diede speranza di dovere a quell’eccellenza e perfezzione venire, che in lui si è veduta e vede ne’ tempi nostri. Giovan Antonio dunque, disideroso d’imparare e spinto dalle sudette cagioni, durò molti mesi a far disegni e ritratti dell’opere di Iacopo Puntormo tanto ben condotti e begli e buoni, che se egli avesse seguitato e per la natura, che l’aiutava, per la voglia del venire eccellente e per la concorrenza e buona maniera del maestro, si sarebbe fatto eccellentissimo: e ne possono far fede alcuni disegni di matita rossa, che di sua mano si veggiono nel nostro libro. Ma i piaceri, come spesso si vede avvenire, sono ne’ giovani le più volte nimici della virtù e fanno che l’intelletto si disvia, e però bisognerebbe a chi attende agli studi di qual si voglia scienza, facultà et arte, non avere altre pratiche che di coloro che sono della professione e buoni e costumati. Giovan Antonio, dunque, essendosi messo a stare, per essere governato, in casa d’un ser Raffaello di Sandro Zoppo, cappellano in San Lorenzo, al quale dava un tanto l’anno, dismesse in gran parte lo studio della pittura; perciò che, essendo questo prete galantuomo e dilettandosi di pittura, di musica e d’altri trattenimenti, praticavano nelle sue stanze, che aveva in San Lorenzo, molte persone virtuose e fra gl’altri Messer Antonio da Lucca, musico e sonator di liuto eccellentissimo, che allora era giovinetto; dal quale imparò Giovan Antonio a sonar di liuto. E se bene nel medesimo luogo praticava anco il Rosso pittore et alcuni altri della professione, si attenne più tosto il Lappoli agl’altri che a quelli dell’arte, da’ quali arebbe potuto molto imparare et in un medesimo tempo trattenersi. Per questi impedimenti, adunque, si raffreddò in gran parte la voglia che aveva mostrato d’avere della pittura in Giovan Antonio, ma tuttavia essendo amico di Pier Francesco di Iacopo di Sandro, il quale era discepolo d’Andrea del Sarto, andava alcuna volta a disegnare seco nello Scalzo e pitture et ignudi di naturale. E non andò molto che, datosi a colorire, condusse de’ quadri di Iacopo, e poi da sé alcune Nostre Donne e ritratti di naturale, fra i quali fu quello di detto Messer