Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/74

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cominciò in modo a servirsi di lui nelle sue opere che finito l’Apostolo et un Bacco che fece a Giovanni Bartolini per la sua casa di Gualfonda, togliendo a fare per Messer Giovanni Gaddi suo amicissimo un camino et un acquaio di pietra di macigno per le sue case, che sono alla piazza di Madonna, fece fare alcuni putti grandi di terra, che andavano sopra il cornicione, al Tribolo, il quale gli condusse tanto straordinariamente bene, che Messer Giovanni, veduto l’ingegno e la maniera del giovane, gli diede a fare due medaglie di marmo, le quali finite eccellentemente, furono poi collocate sopra alcune porte della medesima casa. Intanto cercandosi d’allogare per lo re di Portogallo una sepoltura di grandissimo lavoro, per essere stato Iacopo discepolo d’Andrea Contucci dal monte San Sovino et avere nome non solo di paragonare il maestro suo, uomo di gran fama, ma d’aver anco più bella maniera, fu cotale lavoro allogato a lui col mezzo de’ Bartolini. Là dove, fatto Iacopo un superbissimo modello di legname, pieno tutto di storie e di figure di cera, fatte la maggior parte dal Tribolo, crebbe in modo, essendo riuscite bellissime, la fama del giovane, che Matteo di Lorenzo Strozzi, essendo partito il Tribolo dal Sansovino parendogli oggimai poter far da sé, gli diede a far certi putti di pietra e poco poi, essendogli quelli molto piaciuti, due di marmo, i quali tengono un delfino che vers’acqua in un vivaio, che oggi si vede a San Casciano, luogo lontano da Firenze otto miglia, nella villa del detto Messer Matteo. Mentre che queste opere dal Tribolo si facevano in Firenze, esendoci venuto per sue bisogne Messer Bartolomeo Barbazzi, gentiluomo bolognese, si ricordò che per Bologna si cercava d’un giovane che lavorasse bene, per metterlo a far figure e storie di marmo nella facciata di San Petronio, chiesa principale di quella città, per che ragionato col Tribolo e veduto delle sue opere che gli piacquero e parimenti i costumi e l’altre qualità del giovane, lo condusse a Bologna, dove egli con molta diligenza e con molta sua lode fece in poco tempo le due sibille di marmo, che poi furono poste nell’ornamento della porta di San Petronio che va allo spedale della Morte. Le quali opere finite, trattandosi di dargli a fare cose maggiori, mentre si stava molto amato e carezzato da Messer Bartolomeo, cominciò la peste dell’anno 1525 in Bologna e per tutta la Lombardia, onde il Tribolo, per fuggir la peste se ne venne a Firenze e statoci quanto durò quel male contagioso e pestilenziale, si partì cessato che fu e se ne tornò, essendo là chiamato, a Bologna dove Messer Bartolomeo non gli lasciando metter mano a cosa alcuna per la facciata, si risolvette, essendo morti molti amici suoi e parenti, a far fare una sepoltura per sé e per loro; e così fatto fare il modello, il quale volle vedere Messer Bartolomeo, anzi che altro facesse, compìto, andò il Tribolo stesso a Carrara a far cavar i marmi, per abozzargli in sul luogo e sgravargli, di maniera che non solo fusse (come fu) più agevole al condurgli, ma ancora acciò che le figure riuscissero maggiori. Nel qual luogo per non perder tempo abozzò due putti grandi di marmo, i quali così imperfetti essendo stati condotti a Bologna per some con tutta l’opera, furono, sopragiugnendo la morte di Messer Bartolomeo, la quale fu di tanto dolor cagione al Tribolo, che se ne tornò in Toscana, messi con gli altri marmi in una cappella di San Petronio, dove ancora sono. Partito dunque il Tribolo da Carrara, nel tornare a Firenze,