Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/76

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fuori a riscontrar con i monti la cupola, la quale avevano segnato per centro, non condussero così fatt’opera, se non dopo molti mesi, ma con molta diligenza, avendola fatta di sugheri, perché fusse più leggera, e ristretto tutta la machina nello spazio di quattro braccia e misurato ogni cosa a braccia piccole. In questo modo dunque finita quella pianta, essendo di pezzi, fu incassata segretamente et in alcune balle di lana, che andavano a Perugia, cavata di Firenze e consegnata a chi aveva ordine di mandarla al Papa, il quale nell’assedio di Firenze se ne servì continuamente, tenendola nella camera sua e vedendo di mano in mano secondo le lettere e gl’avisi, dove e come alloggiava il campo, dove si facevano scaramuccie et insomma in tutti gl’accidenti, ragionamenti e dispute che occorsono durante quell’assedio, con molta sua sodisfazzione, per esser cosa nel vero rara e maravigliosa. Finita la guerra, nello spazio della quale il Tribolo fece alcune cose di terra per i suoi amici e per Andrea del Sarto suo amicissimo, tre figure di cera tonde, delle quali esso Andrea si servì nel dipigner in fresco e ritrarre di naturale in piazza presso alla condotta tre capitani che si erano fuggiti con le paghe, apiccati per un piede, chiamato Benvenuto dal Papa, andò a Roma a baciar i piedi a Sua Santità e da lui fu messo a custodia di Belvedere con onorata provisione. Nel qual governo avendo Benvenuto spesso ragionamenti col Papa, non mancò, quando di ciò far gli venne occasione, di celebrare il Tribolo, come scultore eccellente e raccomandarlo caldamente. Di maniera che Clemente, finito l’assedio, se ne servì; per che, disegnando dar fine alla cappella di Nostra Donna da Loreto stata cominciata da Leone e poi tralasciata per la morte d’Andrea Contucci dal Monte a San Sovino, ordinò che Antonio da Sangallo, il quale aveva cura di condurre quella fabbrica, chiamasse il Tribolo, e gli desse a finire di quelle storie che maestro Andrea aveva lasciato imperfette. Chiamato dunque il Tribolo dal Sangallo d’ordine di Clemente, andò con tutta la sua famiglia a Loreto dove, essendo andato similmente Simone nominato il Mosca, rarissimo intagliator di marmi, Raffaello Montelupo, Francesco da Sangallo il Giovane, Girolamo Ferrarese scultore discepolo di maestro Andrea, e Simone Cioli, Ranieri da Pietrasanta e Francesco dal Tadda per dar fine a quell’opera, toccò al Tribolo, nel compartirsi i lavori, come cosa di più importanza, una storia dove maestro Andrea aveva fatto lo sposalizio di Nostra Donna, onde, facendole il Tribolo una giunta, gli venne capriccio di far, fra molte figure che stanno a vedere sposare la Vergine, uno che rompe tutto pieno di sdegno la sua mazza, perché non era fiorita, e gli riuscì tanto bene, che non potrebbe colui con più prontezza mostrar lo sdegno che ha di non aver avuto egli così fatta ventura. La quale opera finita e quelle degli altri ancora con molta perfezzione, aveva il Tribolo già fatto molti modelli di cera per far di quei profeti, che andavano nelle nicchie di quella cappella già murata e finita del tutto, quando papa Clemente, avendo veduto tutte quell’opere e lodatole molto, e particolarmente quella del Tribolo, deliberò che tutti senza perdere tempo tornassino a Firenze, per dar fine, sotto la disciplina di Michelagnolo Buonarroti, a tutte quelle figure che mancavano alla sagrestia e libreria di S. Lorenzo et a tutto il lavoro, secondo i modelli e con l’aiuto di Michelagnolo