Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/88

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l’apparato delle nozze, fu dato cura al Tribolo di fare alla porta al Prato, per la quale doveva la sposa entrare venendo dal Poggio, un arco trionfale; il quale egli fece bellissimo, e molto ornato di colonne, pilastri, architravi, cornicioni e frontespizii. E perché il detto arco andava tutto pieno di storie e di figure, oltre alle statue, che furono di man del Tribolo, fecero tutte le dette pitture Battista Franco Viniziano, Ridolfo Ghirlandaio e Michele suo discepolo. La principal figura dunque, che fece il Tribolo in quest’opera, la quale fu posta sopra il frontespizio nella punta del mezzo sopra un dado fatto di rilievo, fu una femina di cinque braccia, fatta per la Fecondità, con cinque putti, tre avolti alle gambe, uno in grembo e l’altro al collo. E questa, dove cala il frontespizio, era messa in mezzo da due figure della medesima grandezza, una da ogni banda. Delle quali figure, che stavano a giacere, una era la Sicurtà, che s’appoggiava sopra una colonna con una verga sottile in mano, e l’altra era l’Eternità con una palla nelle braccia e sotto ai piedi un vecchio canuto figurato per lo Tempo col Sole e Luna in collo. Non dirò quali fussero l’opere di pittura che furono in questo arco, perché può vedersi ciascuno nella discrizione dell’apparato di quelle nozze, e perché il Tribolo ebbe particolar cura degl’ornamenti del palazzo de’ Medici egli fece fare nelle lunette delle volte del cortile, molte imprese con motti a proposito a quelle nozze e tutte quelle de’ più illustri di casa Medici. Oltre ciò nel cortile grande scoperto fece un suntuosissimo apparato pieno di storie, cioè da una parte di Romani e Greci, e dall’altre di cose state fatte da uomini illustri di detta casa Medici, che tutte furono condotte dai più eccellenti giovani pittori che allora fussero in Fiorenza di ordine del Tribolo, Bronzino, Pierfrancesco di Sandro, Francesco Bacchiacca, Domenico Conti, Antonio di Domenico e Battista Franco Viniziano. Fece anco il Tribolo in sulla piazza di San Marco, sopra un grandissimo basamento alto braccia dieci (nel quale il Bronzino aveva dipinte di color di bronzo due bellissime storie) nel zoccolo che era sopra le cornici, un cavallo di braccia dodici, con le gambe dinanzi in alto e sopra quello una figura armata e grande a proporzione, la quale figura avea sotto genti ferite e morte: rappresentava il valorosissimo signor Giovanni de’ Medici padre di sua eccellenza. Fu quest’opera con tanto giudizio et arte condotta dal Tribolo, ch’ella fu ammirata da chiunche la vide, e quello che più fece maravigliare, fu la prestezza nella quale egli la fece, aiutato fra gl’altri da Santi Buglioni scultore, il quale cadendo, rimase storpiato d’una gamba, e poco mancò che non si morì. Di ordine similmente del Tribolo fece, per la comedia che si recitò, Aristotele da San Gallo (in queste veramente eccellentissimo, come si dirà nella vita sua) una maravigliosa prospettiva. Et esso Tribolo fece per gl’abiti degl’intermedii, che furono opera di Giovambatista Strozzi, il quale ebbe carico di tutta la comedia, le più vaghe e belle invenzioni di vestiti, di calzari, d’acconciature di capo e d’altri abbigliamenti, che sia possibile imaginarsi. Le quali cose furono cagione che il Duca si servì poi in molte capricciose mascherate dell’ingegno del Tribolo, come in quella dell’Orsi, per un palio di Bufole, in quella de’ Corbi et in altre. Similmente l’anno che al detto signor Duca nacque il signor don Francesco suo primogenito, avendosi a fare nel tempio di San Giovanni di