Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/89

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Firenze un suntuoso apparato, il quale fusse onoratissimo e capace di cento nobilissime giovani, le quali l’avevano ad accompagnare dal palazzo insino al detto tempio, dove aveva a ricevere il battesimo, ne fu dato carico al Tribolo, il quale insieme col Tasso, accomodandosi al luogo, fece che quel tempio, che per sé è antico e bellissimo, pareva un nuovo tempio alla moderna ottimamente inteso, insieme con i sederi intorno riccamente adorni di pitture e d’oro. Nel mezzo sotto la lanterna fece un vaso grande di legname intagliato in otto facce, il quale posava il suo piede sopra quattro scaglioni. Et in sui canti dell’otto facce erano certi viticcioni, i quali movendosi da terra, dove erano alcune zampe di leone, avevano in cima certi putti grandi i quali facendo varie attitudini tenevano con le mani la bocca del vaso e colle spalle alcuni festoni che giravano e facevano pendere nel vano del mezzo una ghirlanda attorno attorno. Oltre ciò aveva fatto il Tribolo nel mezzo di questo vaso un basamento di legname con belle fantasie attorno, in sul quale mise per finimento il San Giovanbattista di marmo, alto braccia tre, di mano di Donatello, che fu lasciato da lui nelle case di Gismondo Martelli, come si è detto nella vita di esso Donatello. Insomma, essendo questo tempio dentro e fuori stato ornato quanto meglio si può imaginare, era solamente stata lasciata in dietro la cappella principale, dove in un tabernacolo vecchio sono quelle figure di rilievo che già fece Andrea Pisano. Onde pareva, essendo rinovato ogni cosa, che quella capella così vecchia togliesse tutta la grazia che l’altre cose tutte insieme avevano. Andando dunque un giorno il Duca a vedere questo apparato, come persona di giudizio, lodò ogni cosa e conobbe quanto si fusse bene accomodato il Tribolo al sito e luogo et ad ogni altra cosa, solo biasimò sconciamente che a quella capella principale non si fusse avuto cura. Onde a un tratto, come persona risoluta con bel giudizio, ordinò che tutta quella parte fusse coperta con una tela grandissima dipinta di chiaro scuro, dentro la quale San Giovanni Battista battezzasse Cristo et intorno fussero popoli che stessono a vedere e si battezzassino, altri spogliandosi et altri rivestendosi in varie attitudini, e sopra fusse un Dio Padre che mandasse lo Spirito Santo, e due fonti in guisa di fiumi per Ior e Dan, i quali versando acqua facessero il Giordano. Essendo adunque ricerco di far questa opera da Messer Pierfrancesco Riccio, maiordomo allora del Duca, e dal Tribolo, Iacopo da Puntormo, non la volle fare, perciò che il tempo, che vi era solamente di sei giorni, non pensava che gli potesse bastare. Il simile fece Ridolfo Ghirlandaio, Bronzino e molti altri. In questo tempo essendo Giorgio Vasari tornato da Bologna e lavorando per Messer Bindo Altoviti la tavola della sua capella in Santo Apostolo in Firenze, non era in molta considerazione, se bene aveva amicizia col Tribolo e col Tasso. Perciò che avendo alcuni fatto una setta, sotto il favore del detto Messer Pierfrancesco Riccio, chi non era di quella non participava del favore della corte, ancor che fusse virtuoso e da bene. La quale cosa era cagione che molti, i quali con l’aiuto di tanto principe si sarebbono fatti eccellenti, si stavano abandonati, non si adoperando se non chi voleva il Tasso, il quale, come persona allegra, con le sue baie inzampognava colui di sorte che non faceva e non voleva in certi affari, se non quello che voleva il Tasso, il quale