Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/91

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altri, ma s’alzino mediante le distanze a poco a poco del pari, e secondando l’un l’altro, empiano il cielo del fuoco, che è nelle grillande da sommo e da piè; si vanno, dico, spartendo larghi acciò non abrucino a un tratto, e facciano bella vista. Il medesimo fanno gli scoppi, i quali, stando legati a quelle parti ferme della girandola, fanno bellissime gazzarre. Le trombe similmente vanno accomodando negli ornamenti e si fanno uscire le più volte per bocca di maschere o d’altre cose simili, ma l’importanza sta nell’accomodarla in modo che i lumi, che ardono in certi vasi, durino tutta la notte e faccino la piazza luminosa. Onde tutta l’opera è guidata da un semplice stoppino, che bagnato in polvere piena di solfo et acquavita a poco a poco camina ai luoghi, dove egli ha di mano in mano a dar fuoco, tanto che abbia fatto tutto. E perché si figurano, come ho detto, varie cose, ma che abbino che fare alcuna cosa col fuoco e sieno sottoposte agli incendii et era stata fatta molto inanzi la città di Soddoma e Lotto con le figliuole, che di quella uscivano, et altra volta Gerione con Virgilio e Dante addosso, sì come da esso Dante si dice nell’Inferno, e molto prima Orfeo che traeva seco da esso Inferno Euridice et altre molte invenzioni, ordinò sua eccellenza che non certi fantocciai, che avevano già molt’anni fatto nelle girandole mille gofferie, ma un maestro eccellente facesse alcuna cosa che avesse del buono, perché datane cura al Tribolo, egli con quella virtù et ingegno che aveva l’altre cose fatto, ne fece una in forma di tempio a otto facce bellissimo, alta tutta con gl’ornamenti venti braccia. In qual tempio egli finse che fusse quello della Pace, facendo in cima il simulacro della Pace, che metta fuoco in un gran monte d’arme che aveva a’ piedi. Le quali armi, statua della Pace e tutte altre figure, che facevano essere quella machina bellissima, erano di cartoni, terra e panni incollati, acconci con arte grandissima, erano, dico, di cotali materie, acciò l’opera tutta fusse leggera, dovendo essere da un canapo doppio, che traversava la piazza in alto, sostenuta per molto spazio alta da terra. Ben è vero che, essendo stati acconci dentro i fuochi troppo spessi e le guide degli stopini troppo vicine l’una all’altra, che datole fuoco, fu tanta la veemenza dell’incendio e grande e subita vampa, che ella si accese tutta a un tratto et abbruciò in un baleno, dove aveva a durare ad ardere un’ora al meno. E, che fu peggio, attaccatosi fuoco al legname et a quello che dovea conservarsi, si abbruciarono i canapi et ogni altra cosa a un tratto, con danno non piccolo e poco piacere de’ popoli. Ma quanto apartiene all’opera, ella fu la più bella che altra girandola la quale insino a quel tempo fusse stata fatta già mai. Volendo poi il Duca fare, per commodo de’ suoi cittadini e mercanti, la loggia di Mercato Nuovo, e non volendo più di quello che potesse aggravare il Tribolo, il quale come capo maestro de’ capitani di parte e commessarii de’ fiumi e sopra le fogne della città, cavalcava per lo dominio per ridurre molti fiumi, che scorrevano con danno, ai loro letti, riturare ponti et altre cose simili, diede il carico di quest’opera al Tasso, per consiglio del già detto Messer Pierfrancesco maiordomo, per farlo di falegname architettore, il che invero fu contra la volontà del Tribolo, ancor che egli nol mostrasse e facesse molto l’amico con esso lui. E che ciò sia vero, conobbe il Tribolo nel modello del Tasso molti errori, de’ quali, come si crede, nol volle altrimenti avvertire, come fu