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VITA DI PIERINO DA VINCI SCULTORE


Enché coloro si sogliono celebrare i quali hanno virtuosamente adoperato alcuna cosa, nondimeno se le già fatte opere da alcuno mostrano le non fatte, che molte sarebbono state e molto più rare, se caso inopinato e fuor dell’uso comune non accadeva che le ’nterroppe, certamente costui, ove sia chi dell’altrui virtù voglia essere giusto estimatore, così per l’una come per l’altra parte e per quanto e’ fece, e per quel che fatto arebbe, meritamente sarà lodato e celebrato. Non doverranno addunque al Vinci scultore nuocere i pochi anni che egli visse e torgli le degne lode nel giudizio di coloro che dopo noi verranno, considerando che egli allora fioriva e d’età e di studii, quando quel che ognuno ammira, fece e diede al mondo, ma era per mostrarne più copiosamente i frutti, se tempesta nimica i frutti e la pianta non isveglieva. Ricordomi d’aver altra volta detto che nel castello di Vinci nel Valdarno di sotto fu ser Piero padre di Lionardo da Vinci pittore famosissimo. A questo ser Piero nacque, dopo Lionardo, Bartolomeo ultimo suo figliuolo, il quale standosi a Vinci e venuto in età, tolse per moglie una delle prime giovane del castello. Era desideroso Bartolomeo d’avere un figliuol mastio, e narrando molte volte alla moglie la grandezza dell’ingegno che aveva avuto Lionardo suo fratello, pregava Iddio che la facesse degna che per mezzo di lei nascesse in casa sua un altro Lionardo, essendo quello già morto. Natogli adunque in breve tempo, secondo il suo desiderio, un grazioso fanciullo, gli voleva porre il nome di Lionardo, ma consigliato da’ parenti a rifare il padre, gli pose nome Piero. Venuto nell’età di tre anni, era il fanciullo di volto bellissimo e ricciuto e molta grazia mostrava in tutti i gesti e vivezza d’ingegno mirabile. In tanto che venuto a Vinci et in casa Bartolomeo alloggiato maestro Giuliano del Carmine, astrologo eccellente, e seco un prete chiromante, che erano amendue amicissimi di Bartolomeo, e guardata la fronte e la mano del fanciullo, predissono al padre, l’astrologo e ’l chiromante insieme, la grandezza dell’ingegno suo e che egli farebbe in poco tempo profitto grandissimo nell’arti mercuriali, ma che sarebbe brevissima la vita sua. E troppo fu vera la costor profezia, perché nell’una parte e nell’altra (bastando in una), nell’arte e nella vita si volle adempiere. Crescendo di poi Piero, ebbe per maestro nelle lettere il padre, ma da sé senza maestro, datosi a disegnar et a fare cotali fantoccini di terra, mostrò che la natura e la celeste inclinazione conosciuta dall’astrologo e dal chiromante già si svegliava e cominciava in lui a operare. Per la qual cosa Bartolomeo giudicò che ’l suo voto fusse esaudito da Dio; e parendogli che ’l fratello gli fusse stato renduto nel figliuolo, pensò a levare Piero da Vinci e condurlo a Firenze. Così fatto adunque senza indugio, pose Piero, che già era di dodici anni, a star col Bandinello in Firenze, promettendosi che ’l Bandinello, come amico già di Lionardo, terrebbe conto del fanciullo e gl’insegnerebbe con diligenza, perciò che gli pareva che egli più della