Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/95

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scultura si dilettasse che della pittura. Venendo di poi più volte in Firenze, conobbe che ’l Bandinello non corrispondeva co’ fatti al suo pensiero e non usava nel fanciullo diligenza, né studio, con tutto che pronto lo vedesse all’imparare. Per la qual cosa toltolo al Bandinello, lo dette al Tribolo, il quale pareva a Bartolomeo che più s’ingegnasse d’aiutare coloro i quali cercavano d’imparare e che più attendesse agli studii dell’arte e portasse ancora più affezzione alla memoria di Lionardo. Lavorava il Tribolo a Castello, villa di sua eccellenza, alcune fonti, là dove Piero, cominciato di nuovo al suo solito a disegnare, per aver quivi la concorrenza degl’altri giovani che teneva il Tribolo, si messe con molto ardore d’animo a studiare il dì e la notte, spronandolo la natura desiderosa di virtù e d’onore e maggiormente accendendolo l’essempio degli altri pari a sé, i quali tuttavia si vedeva intorno. Onde in pochi mesi acquistò tanto, che fu di maraviglia a tutti, e cominciato a pigliar pratica in su’ ferri, tentava di vedere se la mano e lo scarpello obbediva fuori alla voglia di dentro et a’ disegni suoi dell’intelletto. Vedendo il Tribolo questa sua prontezza et appunto avendo fatto allora fare un acquaio di pietra per Cristofano Rinieri, dette a Piero un pezzetto di marmo, del quale egli facesse un fanciullo per quell’acquaio, che gettasse acqua dal membro virile. Piero, preso il marmo con molta allegrezza e fatto prima un modelletto di terra, condusse poi con tanta grazia il lavoro, che ’l Tribolo e gli altri feciono coniettura che egli riuscirebbe di quegli che si truovano rari nell’arte sua. Dettegli poi a fare un mazzocchio ducale di pietra sopra un’arme di palle per Messer Pierfrancesco Riccio, maiordomo del Duca, et egli lo fece con due putti, i quali intrecciandosi le gambe insieme, tengono il mazzocchio in mano e lo pongono sopra l’arme, la quale è posta sopra la porta d’una casa, che allora teneva il maiordomo dirimpetto a San Giuliano allato a’ preti di Sant’Antonio. Veduto questo lavoro, tutti gli artefici di Firenze feciono il medesimo giudizio ch’el Tribolo aveva fatto innanzi. Lavorò dopo questo un fanciullo che stringe un pesce che getta acqua per bocca, per le fonti di Castello, et avendogli dato il Tribolo un pezzo di marmo maggiore, ne cavò Piero due putti che s’abbracciano l’un l’altro, e strignendo pesci, gli fanno schizzare acqua per bocca. Furono questi putti sì graziosi nelle teste e nella persona e con sì bella maniera condotti di gambe, di braccia e di capelli, che già si potette vedere che egli arebbe condotto ogni difficile lavoro a perfezzione. Preso addunque animo e comperato un pezzo di pietra bigia lungo due braccia e mezzo e condottolo a casa sua, al canto alla Briga, cominciò Piero a lavorarlo la sera quando tornava e la notte et i giorni delle feste, intanto che a poco a poco lo condusse al fine. Era questa una figura di Bacco, che aveva un satiro a’ piedi, e con una mano tenendo una tazza, nell’altra aveva un grappolo d’uva e ’l capo le cingeva una corona d’uva secondo un modello fatto da lui stesso di terra. Mostrò in questo e negli altri suoi primi lavori Piero un’agevolezza maravigliosa, la quale non offende mai l’occhio, né in parte alcuna è molesta a chi riguarda. Finito questo Bacco, lo comperò Bongianni Capponi et oggi lo tiene Lodovico Capponi suo nipote in una sua corte. Mentre che Piero faceva queste cose, pochi sapevano