Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/96

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ancora che egli fusse nipote di Lionardo da Vinci, ma facendo l’opere sue lui noto e chiaro, di qui si scoperse insieme il parentado e ’l sangue, laonde tuttavia dappoi sì per l’origine del zio e sì per la felicità del proprio ingegno, col quale e’ rassomigliava tanto uomo, fu per innanzi non Piero, ma da tutti chiamato il Vinci. Il Vinci addunque, mentre che così si portava, più volte e da diverse persone aveva udito ragionare delle cose di Roma appartenenti all’arte e celebrarle, come sempre da ognuno si fa; onde in lui s’era un grande desiderio acceso di vederle, sperando d’averne a cavare profitto, non solamente vedendo l’opere degli antichi, ma quelle di Michelagnolo e lui stesso allora vivo e dimorante in Roma. Andò addunque in compagnia d’alcuni amici suoi, e veduta Roma, e tutto quello che egli desiderava, se ne tornò a Firenze, considerato giudiziosamente che le cose di Roma erano ancora per lui troppo profonde e volevano esser vedute et immitate non così ne’ principii, ma dopo maggior notizia dell’arte. Aveva allora il Tribolo finito un modello del fuso della fonte del laberinto, nel quale sono alcuni satiri di basso rilievo e quattro maschere mezzane e quattro putti piccoli tutti tondi che seggono sopra certi viticci. Tornato addunque il Vinci, gli dette il Tribolo a fare questo fuso, et egli lo condusse e finì, facendovi dentro alcuni lavori gentili non usati da altri che da lui, i quali molto piacevano a ciascuno che gli vedeva. Avendo il Tribolo fatto finire tutta la tazza di marmo di quella fonte, pensò di fare in su l’orlo di quella quattro fanciulli tutti tondi, che stessino a giacere e scherzassino con le braccia e con le gambe nell’acqua con varii gesti, per gettargli poi di bronzo. Il Vinci per commessione del Tribolo gli fece di terra, i quali furono poi gettati di bronzo da Zanobi Lastricati scultore e molto pratico nelle cose di getto, e furono posti, non è molto tempo, intorno alla fonte, che sono cosa bellissima a vedere. Praticava giornalmente col Tribolo Luca Martini, proveditore allora della muraglia di Mercato Nuovo, il quale desiderando di giovare al Vinci, lodando molto il valore dell’arte e la bontà de’ costumi in lui, gli provvedde un pezzo di marmo alto due terzi e lungo un braccio et un quarto. Il Vinci preso il marmo, vi fece dentro un Cristo battuto alla colonna, nel quale si vede osservato l’ordine del basso rilievo e del disegno, e certamente egli fece maravigliare ognuno, considerando che egli non era pervenuto ancora a diciassette anni dell’età sua et in cinque anni di studio aveva acquistato quello nell’arte che gli altri non acquistano se non con lunghezza di vita e con grande sperienza di molte cose. In questo tempo il Tribolo, avendo preso l’ufficio del capomaestro delle fogne della città di Firenze, secondo il quale ufficio ordinò che la fogna della piazza vecchia di Santa Maria Novella s’alzasse da terra, acciò che più essendo capace, meglio potesse ricevere tutte l’acque che da diverse parti a lei concorrono, per questo addunque commesse al Vinci, che facesse un modello d’un mascherone di tre braccia il quale, aprendo la bocca, inghiottisse l’acque piovane. Di poi per ordine degli ufficiali della torre, allogata quest’opera al Vinci, egli, per condurla più presto chiamato Lorenzo Marignolli scultore, in compagnia di costui la finì in un sasso di pietra forte, e l’opera è tale, che con utilità non piccola della città tutta quella piazza adorna. Già pareva al Vinci avere acquistato tanto nell’arte, che