Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/99

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questi è stata poi liberata quella città dalle sopradette virtù del Duca. Tutte queste virtù intorno al Duca e tutti que’ mali intorno a Pisa erano ritratti con bellissimi modi et attitudini nella sua storia dal Vinci. Ma egli la lasciò imperfetta e desiderata molto da chi la vede per la perfezione delle cose finite in quella, Cresciuta per queste cose e sparsa intorno la fama del Vinci, gli eredi di Messer Bartolomeo Turini da Pescia lo pregorono che e’ facesse un modello d’una sepoltura di marmo per Messer Baldassarre, il quale fatto e piaciuto loro e convenuti che la sepoltura si facesse, il Vinci mandò a Carrara a cavare i marmi Francesco del Tadda, valente maestro d’intaglio di marmo. Avendogli costui mandato un pezzo di marmo, il Vinci cominciò una statua, e ne cavò una figura abbozzata sì fatta, che chi altro non avesse saputo, arebbe detto che certo Michelagnolo l’ha abbozzata. Il nome del Vinci e la virtù era già grande et ammirata da tutti e molto più, che a sì giovane età non sarebbe richiesto, et era per ampliare ancora a diventare maggiore e per adeguare ogni uomo nell’arte sua, come l’opere sue senza l’altrui testimonio fanno fede, quando il termine a lui prescritto dal cielo essendo dappresso, interroppe ogni suo disegno, fece l’aumento suo veloce in un tratto cessare e non patì più che avanti montasse e privò il mondo di molta eccellenza d’arte e d’opere, delle quali vivendo il Vinci egli si sarebbe ornato. Avvenne in questo tempo, mentre che ’l Vinci all’altrui sepoltura era intento, non sapendo che la sua si preparava, che ’l Duca ebbe a mandare per cose d’importanza Luca Martini a Genova, il quale sì perché amava il Vinci e per averlo in compagnia e sì ancora per dare a lui qualche diporto e sollazzo e fargli vedere Genova, andando lo menò seco. Dove mentre che i negozii si trattavano dal Martini, per mezzo di lui Messer Adamo Centurioni dette al Vinci di fare una figura di San Giovanni Batista, della quale egli fece il modello. Ma tosto venutagli la febbre, gli fu, per raddoppiare il male insieme, ancora tolto l’amico, forse per trovare che ’l fato s’adempiesse nella vita del Vinci. Fu necessario a Luca per lo ’nteresse del negozio a lui commesso, che egli andasse a trovare il Duca a Firenze, laonde partendosi dall’infermo amico con molto dolore dell’uno e dell’altro, lo lasciò in casa l’abate nero e strettamente a lui lo raccomandò, benché egli mal volentieri restasse in Genova. Ma il Vinci ogni dì sentendosi peggiorare, si risolvé a levarsi di Genova, e fatto venire da Pisa un suo creato chiamato Tiberio Cavalieri, si fece con l’aiuto di costui condurre a Livorno per acqua e da Livorno a Pisa in ceste. Condotto in Pisa la sera a ventidua ore, travagliato et afflitto dal cammino e dal mare e dalla febbre, la notte mai non posò e la seguente mattina in sul far del giorno passò all’altra vita, non avendo dell’età sua ancora passato i ventitré anni. Dolse a tutti gli amici la morte del Vinci et a Luca Martini eccessivamente, e dolse a tutti gli altri, i quali s’erano permesso di vedere dalla sua mano di quelle cose che rare volte si veggono, e Messer Benedetto Varchi, amicissimo alle sue virtù et a quelle di ciascheduno, gli fece poi per memoria delle sue lode questo sonetto:

Come potrò da me, se tu non presti