Pagina:Vasari - Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2, 1568.djvu/136

Da Wikisource.
40 DELLA
altri ferri, che radono, raschia, e pulisce il tutto con diligenza, et ultimamente con la pomice gli da il pulimento. Questo bronzo piglia col tempo per se medesimo un colore, che trahe in nero, et non in rosso, come quando si lavora.

Alcuni con olio lo fanno venire nero; altri con l’aceto lo fanno verde; et altri con la vernice li danno il colore di nero; tale che ogn’uno lo conduce, come piu gli piace. Ma quello, che veramente è cosa maravigliosa, è venuto a tempi nostri questo modo di gettar le figure, cosi grandi, come piccole, in tanta eccellenza, che molti maestri le fanno venire nel getto in modo pulite, che non si hanno a rinettare con ferri, e tanto sottili quanto è una costola di coltello.

Et quello, che è piu alcune terre, et ceneri, che a cio s’adoperano, sono venute in tanta finezza, che si gettano d’argento, e d’oro le ciocche della ruta, e ogni altra sottile herba, o fiore agevolmente, et tanto bene, che cosi belli riescono come il naturale. Nel che si vede questa arte essere in maggior eccellenza, che non era al tempo degli antichi.


De’ conij d’acciaio per fare le medaglie di bronzo, o d’altri metalli, et

come elle si fanno di essi metalli; di pietre orientali, et di Cammei.

Cap. XII.


V
Olendo fare le medaglie di bronzo, d’argento, o d’oro, come gia le fecero gl’antichi, debbe l’artefice primieramente, con Punzoni di ferro, intagliare di rilievo i punzoni nell’acciaio indolcito a fuoco, a pezzo per pezzo; Come per esemplo la testa sola, di rilievo ammaccato in un punzone solo d’acciaio; et cosi l’altre parti, che si commettono a quella. Fabbricati cosi d’acciaio tutti i punzoni, che bisognano per la medaglia, si temprano col fuoco; et in sul Conio dell’acciaio stemperato, che debbe servire per cavo, et per madre della medaglia, si và improntando a colpi di martello, et la testa, et l’altre parti a’ luoghi loro. Et doppo l’havere improntato il tutto, si và diligentemente rinettando, et ripulendo, et dando fine, e perfetitone al predetto cavo, che ha poi a servire per Madre. Hanno tutta volta usato molti artefici, d’incavare con le ruote le dette Madri, in quel modo, che si lavorano d’incavo i Cristalli, i Diaspri, i Calcidonij, le Agate, gli Ametisti, i Sardonij, i lapis lazuli, i Crisoliti, le Corniuole, i Cammei, et l’altre pietre orientali; et il cosi fatto lavoro, fa le madri piu pulite, come ancora le pietre predette. Nel medesimo modo si fa il rovescio della medaglia; et con la madre della testa, et con quella del rovescio, si stampano medaglie di cera, o di piombo, le quali si formano di poi con sottilissima polvete di terra atta a ciò, nelle quali forme, cavatane prima la cera, o il piombo predetto, serrate dentro a le staffe, si getta quello stesso metallo, che ti aggrada per la medaglia. Questi getti si rimettono nelle loro madri d’acciaio: et per forza di viti, o di lieve, et a colpi di martello si stringono talmente, che elle pigliano quella pelle dalla stampa, che elle non hanno presa dal Getto.

Ma le Monete, et l’altre medaglie piu basse, si improntano senza viti, a colpi di martello con mano; et quelle pietre orientali, che noi dicemmo disopra, si intagliano di cavo con le ruote per forza di smeriglio, che con la ruota consuma ogni sorte di durezza di qualunque pietra si sia. Et l’artefice và spesso improntando con cera quel cavo, che e’ lavora, et in questo modo, và levando dove piu giudica di bisogno, et dando fine alla opera. Ma i Cammei si lavorano


di