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PITTURA 59

to, si che e’ torni pulito, et piano; colui è piu degno di loda, et tenuto da piu degli altri. Impero sono alcuni tanto diligenti al musaico, che lo conducono di maniera, che egli apparisce pittura a fresco. Questo, fatta la presa, indura talmente il vetro nello stucco; che dura in infinito; come ne fanno fede i musaici antichi, che sono in Roma, et quelli che sono vecchi; et anco nell’una, et nell’altra parte i moderni a i di nostri n’hanno fatto del maraviglioso.


Dell’istorie, et delle figure, che si fanno di commesso ne’ Pavimenti, ad imitazione delle cose di chiaro, et scuro.     Cap. XXX.


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Anno aggiunto i nostri moderni maestri al musaico di pezzi piccoli, un altra specie di musaici di marmi commessi, che contrafanno le storie dipinte di chiaro scuro. Et questo ha causato il desiderio ardentissimo di volere, che e’ resti nel mondo a chi verrà dopo, se pure si spegnessero l’altre spezie della pittura, un lume, che tenga accesa la memoria de’ pittori moderni; et cosi hanno contrafatto con mirabile magisterio storie grandissime, che non solo si potrebbono mettere ne pavimenti, dove si camina; Ma incrostarne ancora le facce delle muraglie, et di palazzi, con arte tanto bella, et meravigliosa, che pericolo non sarebbe ch’el tempo consumasse il disegno di coloro, che sono rari in questa professione. Come si puo vedere nel Duomo di Siena, cominciato prima da Duccio Sanese, et poi da Domenico Beccafumi a di nostri seguitato, et augumentato. Questa arte ha tanto del buono, del nuovo, et del durabile, che per pittura commessa di bianco, et nero poco più si puote desiderare di bontà, e di belezza. Il componimento suo si fa di tre sorte marmi, che vengono de’ monti di Carrara; L’uno de’ quali è bianco finissimo, et candido; l’altro non è bianco, ma pende in livido, che fa mezzo a quel bianco, et il terzo è un marmo bigio di tinta, che trahe in argentino, che serve per iscuro. Di questi volendo fare una figura, se ne fa un cartone di chiaro, e scuro, con le medesime tinte; et cio fatta, per i dintorni di que’ mezi, et scuri, et chiari a luoghi loro, si commette nel mezo con diligenza il lume di quel marmo candido; et cosi i mezi, et gli scuri allato a que’ mezi, secondo i dintorni stessi, che nel cartone ha fatto l’artefice Et quando cio hanno commesso insieme, et spianato di sopra tutti i pezzi de’ marmi, cosi chiari come scuri, et come mezi; piglia l’artefice, che ha fatto il cartone un pennello di nero temperato, quando tutta l’opra è insieme commessa in terra; et tutta sul marmo la tratteggia, et proffila, dove sono gli scuri, a guisa, che si contorna, tratteggia, et proffila con la penna una carta, che havesse disegnata di chiaro scuro. Fatto cio lo scultore viene incavando co i ferri, tutti quei tratti, et proffili, che il pittore ha fatti, et tutta l’opra incava, dove ha disegnato di nero il pennello. Finito questo si murano ne’ piani a pezi, a pezi, et finito con una mistura di pegola nera bollito, o asfalto, et nero di terra, si riempiono tutti gli incavi, che ha fatti lo scarpello; Et poi che la materia è fredda, et ha fatto presa, con pezzi di Tufo, vanno levando, et consumando cio, che sopra avanza; et con rena mattoni, e acqua si va arrotando, et spianando tanto, che il tutto resti ad un piano, cioè il marmo stesso, et il ripieno. Il che fatto, resta l’opera in una maniera, che ella pare veramente pittura in piano. Et ha in se grandissima forza con arte, et conmae {{PieDiPagina||

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