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64 DELLA
I
L Niello, il quale non è altro, che un disegno tratteggiato, et dipinto su lo argento, come si dipigne, et tratteggia sottilmente con la penna; fu trovato da gli Orefici fino al tempo degli antichi; essendosi veduti cavi co’ ferri, ripieni di mistura negli ori, et argenti loro. Questo si disegna con lo stile su lo argento, che sia piano, et s’intaglia col bulino, che è un ferro quadro tagliato a unghia, da l’uno degli angoli a l’altro per isbieco, che cosi calando verso uno de’ canti, lo fa piu acuto, et tagliente da due lati, et la punta di esso scorre, e sottilissimamente intaglia. Con questo si fanno tutte le cose, che sono intagliate ne’ metalli, per riempierle, o per lasciarle vote, secondo la volontà dell’artefice. Quando hanno dunque intagliato, et finito col bulino; pigliano argento, et piombo, et fanno di esso al fuoco una cosa, che incorporata insieme è nera di colore, et frangibile molto, et sottilissima a scorrere. Questa si pesta, et si pone sopra la piastra dell’argento dov’è l’intaglio, il qual’è necessario, che sia bene pulito; et accostatolo a fuoco di legne verdi, soffiando co’ mantici, si fa, che i raggi di quello, percuotino dove è il Niello. Il quale per la virtù del calore fondendosi, et scorrendo, riempie tutti gli intagli, che haveva fatti il bulino. Appresso, quando l’argento è raffreddo; si và diligentemente co’ raschiatoi levando il superfluo; et con la pomice appoco appoco si consuma, fregandolo, e con le mani, et con un quoio tanto, che è si truovi il vero piano; et che il tutto resti pulito. Di questo lavorò mirabilissimamente Maso Finiguerra Fiorentino, il quale fu raro in questa professione, come ne fanno fede alcune paci di niello in san Giovanni di Fiorenza, che sono tenute mirabili. Da questo intaglio di bulino son derivate le stampe di rame; onde tante carte, e Italiane, e Tedesche veggiamo hoggi per tutta Italia, che si come negli argenti s’improntava, anzi che fussero ripieni di niello, di terra, et si buttava di zolfo, cosi gli Stampatori trovarono il modo del fare le carte su le Stampe di rame col torculo, come hoggi habbiam veduto da essi imprimersi. Ecci un’altra sorte di lavori in argento, o in oro, comunemente chiamata Smalto, che è spezie di pittura mescolata con la scultura. Et serve dove si mettono l’acque, si che gli smalti restino in fondo. Questa dovendosi lavorare in su l’oro, ha bisogno d’oro finissimo. Et in su l’argento, argento almeno a lega di Giulij. Et è necessario questo modo, perche lo smalto ci possa restare, et non iscorrere altrove, che nel suo luogo; bisogna lasciarli i profili d'argento, che disopra sian sottili e non si vegghino Cosi si fa un rilievo piatto, et in contrario a l’altro; accioche, mettendovi gli smalti, pigli gli scuri, et chiari di quello dall’altezza et dalla bassezza del intaglio. Pigliasi poi smalti di vetri di varij colori, che diligentemente si fermino col martello. Et si tengono negli scodellini con acqua chiarissima, separati, et distinti l’uno da l’altro. Et quegli che si adoperano a l’oro, sono differenti da quegli che servono per l’argento. Et si conducono in questa maniera. Con una sottilissima Palettina d’argento si pigliano separatamente gli smalti; et con pulita pulitezza si distendono a’ luoghi loro; et vi se ne mette, et rimette sopra secondo, che ragnano, tutta quella quantità, che fa di mestiero. Fatto questo si prepara una pignatta di terra, fatta a posta, che per tutto sia piena di buchi, et habbia una bocca dinanzi; Et vi si mette dentro la Mufola, cioè un coperchietto di Terra bucato, che non lasci cadere i carboni a basso; et dalla Mufola in su si empie di carboni di cerro, et si accende ordinariamente. Nel

voto,