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PITTURA 65

che è restato sotto il predetto coperchio, in su una sottilissima piastra di ferro, si mette la cosa smaltata, a sentire il caldo a poco a poco, et vi si tiene tanto, che fondendosi gli smalti, scorrino per tutto quasi come acqua. Ilche fatto si lascia rafreddare; et poi con una frassinella ch’è una pietra da dare filo a i ferri, e con rena da bicchieri si sfrega, et con acqua chiara, finche si truovi il suo piano. Et quando è finito di levare il tutto si rimette nel fuoco medesimo, acciò il lustro nello scorrere l’altra volta vada per tutto. Fassene d’un’altra sorte a mano, che si pulisce con gesso di Tripoli, et con un pezzo di cuoio; del quale non accade fare menzione; ma di questo, l’ho fatto, perche, essendo opra di pittura, come le altre, m’è paruto a proposito.


Della Tausia, cioè Lavoro a la Damaschina.     Cap. XXXIIII.


H

Anno ancora i moderni ad imitazione degli antichi rinvenuto una spezie di commettere ne metalli intagliati d’argento, o d’oro, faccendo in essi lavori piani, o di mezo, o di basso rilievo; Et in cio grandemente gli hanno avanzati. Et cosi habbiamo veduto nello acciaio l’opere intagliate a la Tausia altrimenti detta a la Damaschina, per lavorarsi di cio in Damasco, et per tutto il Levante eccellentemente. La onde veggiamo hoggi di molti bronzi, et ottoni, et rami commessi di argento, et oro, con arabeschi, venuti di que paesi: Et negli antichi habbiamo veduto anelli d’acciaio con meze figure, et fogliami molto belli. Et di questa spezie di lavoro sene son fatte a di nostri armadure da combattere lavorate tutte d’arabeschi d’oro commessi, et similmente staffe, arcioni di selle, et mazze ferrate, Et hora molto si costumano i fornimenti delle spade, de pugnali, de’ coltelli, et d’ogni ferro che si voglia riccamente ornare, et guernire; et si fa cosi. Cavasi il ferro in sotto squadra, et per forza di martello si commette l’oro in quello, fattovi prima sotto una tagliatura a guisa di lima sottile, si, che l’oro viene a entrare ne’ cavi di quella, et a fermarvesi. Poi con ferri si dintorna, o con garbi di foglie, o con girare di quel che si vuole; et tutte le cose co’ fili d’oro passati per filiera si girano per il ferro, et col martello s’amaccano; et fermano nel modo di sopra. Avvertiscasi nientedimeno, che i fili siano piu grossi; et i proffili piu sottili, a ciò si fermino meglio in quegli. In questa professione infiniti ingegni hanno fatto cose lodevoli, et tenute maravigliose: et però non ho voluto mancare di farne ricordo, dependendo dal commettersi, et essendo scultura, et pittura, cio è cosa che deriva dal disegno.


De le Stampe di legno; et del modo di farle, et del primo Inventor loro; et

come con tre stampe si fanno le carte, che paiono disegnate; et mo

strano il lume, il mezzo, e l’ombre.     Cap. XXXV.


I
L primo inventore delle stampe di legno di tre pezzi, per mostrare oltra il disegno, l’ombre, i mezi, et i lumi ancora, fu Ugo da Carpi, il quale a imitazione delle stampe di Rame, ritrovò il modo di queste, intagliandole in legname di pero, o di bossolo, che in questo sono eccellenti sopra tutti gli altri legnami. Fecele dunque di tre pezzi, ponendo nella prima tutte le cose-

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