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DELLE VITE 73

de dell’Imperio in Bisanzio; percioche egli condusse in Grecia, non solamente tutti i migliori scultori, et altri artefici di quella età, comunche fussero, ma ancora una infinità di statue, et d’altre cose di scultura bellissime. Dopo la partita di Gostantino i Cesari, che egli lasciò in Italia, edificando continuamente, et in Roma, et altrove si sforzarono di fare le cose loro quanto potettero migliori, ma come si vede andò sempre cosi la scultura, come la Pittura, et l’Architettura di male in peggio. E ciò forse avvenne, perche quando le cose humane cominciano à declinare, non restano mai d’andare sempre perdendo, se non quando non possono piu oltre peggiorare. Parimente si vede, che se bene s’ingegnarono al tempo di Liberio papa gl’Architetti di quel tempo di far gran cose nell’edificare la chiesa di Santa Maria Maggiore, che non però riuscì loro il tutto felicemente: percioche se bene quella fabrica, che è similmente, per la maggior parte di spoglie, fu fatta con assai ragionevoli misure non si può negare non dimeno, oltre à qualche altra cosa, che il partimento fatto intorno intorno sopra le colonne con ornamenti di stucchi, et di pitture, non sia povero affatto di disegno, et che molte altre cose, che in quel gran tempio si veggiono, non argomentino l’imperfezzione dell’arti. Molti anni dopo, quando i christiani sotto Giuliano Apostata erano perseguitati, fu edificato in sul monte Celio un tempio à san Giovanni, e Paulo martiri di tanto peggior maniera, che i sopradetti; che si conosce chiaramente, che l’arte era à quel tempo poco meno, che perduta del tutto. Gli edifizij ancora, che in quel medesimo tempo si fecero in Toscana fanno di ciò pienissima fede; et per tacere molti altri, il tempio, che fuor dalle mura d’Arezzo fu edificato à San Donato, Vescovo di quella città, ilquale insieme con Hilariano monaco fu martirizzato sotto il detto Giuliano apostata; non fu di punto migliore Architettura, che i sopradetti. Ne è da credere, che cio procedesse da altro, che dal non essere migliori architetti in quell’età, concio fusse, che il detto tempio, come si è potuto vedere à tempi nostri, à otto facce, fabricato delle spoglie del teatro, colosseo, et altri edifizij, che erano stati in Arezzo innanzi, che fusse convertita alla fede di Christo; fu fatto senza alcun risparmio, et con grandissima spesa; et di colonne di granito, di porfido, et di mischi, che erano stati delle dette fabriche antiche, adornato. Et io per me non dubito, alla spesa, che si vedeva fatta in quel tempio, che se gl’Aretini havessono havuti migliori Architetti, non havessono fatto qualche cosa maravigliosa, poi che si vede in quel, che fecero, che à niuna cosa perdonarono, per fare quell’opera, quanto potettono maggiormente ricca, et fatta con buon ordine. Et perche, come si è gia tante volte detto, meno haveva della sua perfezzione l’Architettura, che l’altre arti, perduto, vi si vedeva qualche cosa di buono. Fu in quel tempo similmente aggrandita la chiesa di Santa Maria in grado à honore del detto Hilarione; percioche in quella haveva lungo tempo habitato, quando andò con Donato alla palma del martirio. Ma perche la fortuna quando ella ha condotto altri al sommo della Ruota; o per ischerzo, o per pentimento il piu delle volte lo torna in fondo. Avvenne dopo queste cose, che sollevatesi in diversi luoghi del mondo quasi tutte le nazioni barbare, contra i Romani: ne seguì fra non molto tempo


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