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94 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


maggiore nè più bella dall’industria e potere degli uomini, fece Arnolfo il disegno et il modello del non mai abbastanza lodato tempio di S. Maria del Fiore, ordinando che s’incrostasse di fuori tutto di marmi lavorati, con tante cornici, pilastri, colonne, intagli di fogliami, figure, et altre cose, con quante egli oggi si vede condotta, se non interamente, a una gran parte almeno della sua perfezzione. E quello che in ciò fu sopra tutte l’altre cose maraviglioso, fu questo, che, incorporando oltre S. Reparata altre piccole chiese e case che e’ erano intorno, nel fare la pianta, che è bellissima, fece con tanta diligenza e giudizio fare i fondamenti di sì gran fabrica larghi e profondi, riempiendogli di buona materia, cioè di ghiaia e calcina, e di pietre grosse in fondo, là dove ancora la piazza si chiama lungo i fondamenti, che eglino hanno benissimo potuto, come oggi si vede, reggere il peso della gran macchina della cupola, che Filippo di ser Brunellesco le voltò sopra. Il principio dei quali fondamenti, e di tanto tempio, fu con molta solennità celebrato: perciò che il giorno della Natività di Nostra Donna del 1298 fu gettata la prima pietra dal cardinale legato del Papa, in presenza non pure di molti Vescovi e di tutto il clero, ma del Podestà ancora, Capitani, Priori, et altri magistrati della città, anzi di tutto il popolo di Firenze, chiamandola S. Maria del Fiore. E perchè si stimò le spese di questa fabrica dover essere, come poi sono state, grandissime, fu posta una gabella alla camera del Comune di quattro danari per lira di tutto quello che si mettesse a uscita, e due soldi per testa l’anno; senzachè il Papa et il legato concedettono grandissime indulgenze a coloro che per ciò le porgessino limosine. Non tacerò ancora, che oltre ai fondamenti larghissimi e profondi quindici braccia, furono con molta considerazione fatti a ogni angolo dell’otto facce quegli sproni di muraglie, perciò che essi furono poi quelli che assicurarono l’animo del Brunellesco a porvi sopra molto maggior peso di quello che forse Arnolfo aveva pensato di porvi. Dicesi, che cominciandosi di marmo le due prime porte de’ fianchi di S. Maria del Fiore, fece Arnolfo intagliare in un fregio alcune foglie di fico, che erano l’arme sua e di maestro Lapo suo padre, e che perciò si può credere, che da costui avesse origine la famiglia dei Lapi, oggi nobile in Fiorenza. Altri dicono similmente, che dei discendenti d’Arnolfo discese Filippo di ser Brunellesco. Ma lasciando questo, perchè altri credono che i Lapi siano venuti da Figaruolo, castello in su le foci del Po, e tornando al nostro Arnolfo, dico che per la grandezza di quest’opera egli merita infinita lode e nome eterno, avendola massimamente fatta incrostare di fuori tutta di marmo di più colori, e dentro di pietra forte, e fatte insino le minime cantonate di quella stessa pietra. Ma perchè ognuno sappia la grandezza a punto di questa maravigliosa fabrica, dico che dalla porta insino all’ultimo della capella di S. Zanobi, è la lunghezza di braccia dugentosessanta; è larga nelle crociere centosessantasei, nelle tre navi braccia sessantasei; la nave sola del mezzo è alta braccia settantadue, e l’altre due navi minori braccia quarantotto; il circuito di fuori di tutta la chiesa è braccia 1280; la cupola è da terra insino al piano della lanterna braccia centocinquantaquattro; la lanterna senza la palla è alta braccia trentasei, la palla alta braccia quattro, la croce alta braccia otto; tutta la cupola da terra insino alla sommità della croce è braccia dugentodue. Ma tornando ad Arnolfo, dico che essendo tenuto, come era, eccellente,