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VITA DI GIOTTO 131

(versione diplomatica)


(versione critica)


per quello che si conosce, nella medesima chiesa la cappella di S. Martino e le storie di quel Santo lavorate in fresco per lo cardinal Gentile. Vedesi ancora a mezza la strada nominata Portica un Cristo alla colonna, ed in un quadro la Nostra Donna e S. Caterina e S. Chiara che la mettono in mezzo. Sono sparte in molti altri luoghi opere di costui, come in Bologna una tavola nel tramezzo della chiesa con la Passione di Cristo e storie di S. Francesco; e insomma altre che si lasciano per brevità. Dirò bene che in Ascesi, dove sono il più dell’opere sue, e dove mi pare che egli aiutasse a Giotto a dipignere, ho trovato che lo tengono per loro cittadino, e che ancora oggi sono in quella città alcuni della famiglia de’ Capanni. Onde facilmente si può credere che nascesse in Firenze, avendolo scritto egli, e che fusse discepolo di Giotto, ma che poi togliesse moglie in Ascesi, che quivi avesse figliuoli, e ora vi siano descendenti. Ma perchè ciò sapere a punto non importa più che tanto, basta che egli fu buon maestro. Fu similmente discepolo di Giotto e molto pratico dipintore Ottaviano da Faenza, che in S. Giorgio di Ferrara, luogo de’ monaci di Monte Oliveto, dipinse molte cose; et in Faenza, dove egli visse e morì, dipinse nell’arco sopra la porta di S. Francesco una Nostra Donna, e S. Piero e S. Paulo, e molte altre cose in detta sua patria et in Bologna. Fu anche discepolo di Giotto Pace da Faenza, che stette seco assai e l’aiutò in molte cose; et in Bologna sono di sua mano nella facciata di fuori di S. Giovanni Decollato alcune storie in fresco. Fu questo Pace valente uomo, ma particolarmente in fare figure piccole, come si può insino a oggi veder nella chiesa di S. Francesco di Forlì in un albero di croce e in una tavoletta a tempera, dove è la vita di Cristo e quattro storiette della vita di Nostra Donna, che tutte sono molto ben lavorate. Dicesi che costui lavorò in Ascesi in fresco nella capella di S. Antonio alcune istorie della vita di quel Santo, per un Duca di Spoleti ch’è sotterrato in quel luogo con un suo figliuolo, essendo stati morti in certi sobborghi d’Ascesi combattendo, secondo che si vede in una lunga inscrizione che è nella cassa del detto sepolcro. Nel vecchio libro della Compagnia de’ Dipintori si trova essere stato discepolo del medesimo un Francesco detto di maestro Giotto, del quale non so altro ragionare. Guglielmo da Forlì fu anche egli discepolo di Giotto, et oltre a molte altre opere, fece in S. Domenico di Forlì sua patria la capella dell’altar maggiore. Furono anco discepoli di Giotto, Pietro Laurati, Simon Memmi sanesi, Stefano fiorentino, e Pietro Cavallini romano. Ma perchè di tutti questi si ragiona nella vita di ciascun di loro, basti in questo luogo aver detto che furono discepoli di Giotto: il quale disegnò molto bene nel suo tempo, e di quella maniera, come ne fanno fede molte carte pecore disegnate di sua mano di acquerello e profilate di penna, e di chiaro e scuro, e lumeggiate di bianco, le quali sono nel nostro libro de’ disegni, e sono, a petto a quelli de’ maestri stati innanzi a lui, veramente una maraviglia. Fu, come si è detto, Giotto ingegnoso e piacevole molto e ne’ motti argutissimo, de’ quali n’è anco viva memoria in questa città; perchè oltre a quello che ne scrisse messer Giovanni Boccaccio, Franco Sacchetti nelle sue trecento Novelle ne racconta molti e bellissimi, de’ quali non mi parrà fatica scriverne alcuni