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VITA D'ANDREA 149

(versione diplomatica)


(versione critica)


Gotti e da’ Greci goffi era stata recata in Toscana. Onde egli, considerato il nuovo disegno di Giotto e quelle poche anticaglie che gl’erano note, in modo assottigliò gran parte della grossezza di sì sciaurata maniera col suo giudizio, che cominciò a operar meglio e a dare molto maggior bellezza alle cose, che non aveva fatto ancora nessun altro in quell’arte insino ai tempi suoi. Per che, conosciuto l’ingegno e la buona pratica e destrezza sua, fu nella patria aiutato da molti e datogli a fare, essendo ancora giovane, a S. Maria a Ponte alcune figurine di marmo, che gli recarono così buon nome, che fu ricerco con istanza grandissima di venire a lavorare a Firenze per l’opera di S. Maria del Fiore, che aveva, essendosi cominciata la facciata dinanzi delle tre porte, carestia di maestri che facessero le storie, che Giotto aveva disegnato pel principio di detta fabrica. Si condusse adunque Andrea a Firenze in servigio dell’opera detta, e perchè disideravano in quel tempo i Fiorentini rendersi grato et amico papa Bonifazio Ottavo, che allora era Sommo Pontefice della chiesa di Dio, vollono che inanzi a ogni altra cosa Andrea facesse di marmo e ritraesse di naturale detto Pontefice. Laonde, messo mano a questa opera, non restò, che ebbe finita la figura del Papa, et un S. Pietro et un S. Paolo che lo mettono in mezzo, le quali tre figure furono poste e sono nella facciata di S. Maria del Fiore. Facendo poi Andrea per la porta del mezzo di detta chiesa in alcuni tabernacoli o ver nicchie, certe figurine di profeti, si vide ch’egli aveva recato gran miglioramento all’arte, e che egli avanzava in bontà e disegno tutti coloro che insino allora avevano per la detta fabrica lavorato. Onde fu risoluto che tutti i lavori d’importanza si dessono a fare a lui e non ad altri; per che non molto doppo gli furono date a fare le quattro statue de’ principali Dottori della chiesa, S. Girolamo, S. Ambruogio, S. Agostino e S. Gregorio. E finite queste, che gli acquistarono grazia e fama appresso gli Operai, anzi appresso tutta la città, gli furono date a far due altre figure di marmo della medesima grandezza, che furono il S. Stefano e S. Lorenzo, che sono nella detta facciata di S. Maria del Fiore in sull’ultime cantonate. È di mano d’Andrea similmente la Madonna di marmo alta tre braccia e mezzo col Figliuolo in collo, che è sopra l’altar della chiesetta e Compagina della Misericordia in sulla piazza di S. Giovanni in Firenze, che fu cosa molto lodata in que’ tempi, e massimamente avendola accompagnata con due Angeli, che la mettono in mezzo, di braccia due e mezzo l’uno; alla quale opera ha fatto a’ giorni nostri un fornimento intorno di legname molto ben lavorato maestro Antonio detto il Carota, e sotto una predella piena di bellissime figure colorite a olio da Ridolfo figliuolo di Domenico Grillandai. Parimente quella mezza Nostra Donna di marmo, che è sopra la porta del fianco pur della Misericordia nella facciata de’ Cialdonai, è di mano d’Andrea, e fu cosa molto lodata, per avere egli in essa imitato la buona maniera antica, fuor dell’uso suo, che ne fu sempre lontano, come testimoniano alcuni disegni che di sua mano sono nel nostro libro, ne’ quali sono disegnate tutte l’istorie dell’Apocalisse. E perchè aveva atteso Andrea in sua gioventù alle cose d’architettura, venne occasione di essere in ciò adoperato dal comune di Firenze, per che essendo morto Arnolfo, e Giotto assente, gli fu fatto fare il disegno del castello di Scarperia