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150 PRIMA PARTE

(versione diplomatica)


(versione critica)


che è in Mugello alle radici dell’Alpe. Dicono alcuni (non l’affermerei già per vero) che Andrea stette a Vinezia un anno, e vi lavorò di scultura alcune figurette di marmo che sono nella facciata di S. Marco, e che al tempo di messer Piero Gradenigo doge di quella repubblica fece il disegno dell’arsenale; ma perchè io non ne so, se non quello che truovo essere stato scritto da alcuni semplicemente, lascerò credere intorno a ciò ognuno a suo modo. Tornato da Vinezia a Firenze Andrea, la città, temendo della venuta dell’Imperadore, fece alzare con prestezza, adoperandosi in ciò Andrea, una parte delle mura a calcina otto braccia, in quella parte che è fra S. Gallo e la porta al Prato, et in altri luoghi fece bastioni, steccati, et altri ripari di terra e di legnami sicurissimi. Ora, perchè tre anni inanzi aveva con sua molta lode mostrato d’essere valente uomo nel gettare di bronzo, avendo mandato al Papa in Avignone per mezzo di Giotto suo amicissimo, che allora in quella corte dimorava, una croce di getto molto bella, gli fu data a fare di bronzo una delle porte del tempio di S. Giovanni, della quale aveva già fatto Giotto un disegno bellissimo. Gli fu data, dico, a finire per essere stato giudicato, fra tanti che avevano lavorato insino allora, il più valente, il più pratico e più giudizioso maestro, non pure di Toscana, ma di tutta Italia. Laonde, messovi mano con animo deliberato di non volere risparmiare nè tempo, nè fatica, nè diligenza per condurre un’opera di tanta importanza, gli fu così propizia la sorte nel getto, in que’ tempi che non si avevano i segreti che si hanno oggi, che in termine di ventidue anni la condusse a quella perfezione che si vede; e, quello che è più, fece ancora in quel tempo medesimo non pure il tabernacolo dell’altare maggiore di S. Giovanni, con due Angeli che lo mettono in mezzo, i quali furono tenuti cosa bellissima, ma ancora, secondo il disegno di Giotto, quelle figurette di marmo che sono per finimento della porta del campanile di S. Maria del Fiore, et intorno al medesimo campanile in certe mandorle i sette pianeti, le sette virtù e le sette opere della misericordia di mezzo rilievo in figure piccole, che furono allora molto lodate. Fece anco nel medesimo tempo le tre figure di braccia quattro l’una, che furono collocate nelle nicchie del detto campanile, sotto le finestre che guardano dove sono oggi i Pupilli, cioè verso mezzogiorno, le quali figure furono tenute in quel tempo più che ragionevoli. Ma per tornare onde mi sono partito, dico che in detta porta di bronzo sono storiette di basso rilievo della vita di S. Giovanni Battista, cioè dalla nascita insino alla morte, condotte felicemente e con molta diligenza. E sebbene pare a molti che in tali storie non apparisca quel bel disegno nè quella grande arte che si suol porre nelle figure, non merita però Andrea se non lode grandissima, per essere stato il primo che ponesse mano a condurre perfettamente un’opera, che fu poi cagione che gl’altri che sono stati dopo di lui hanno fatto quanto di bello e di difficile e di buono nell’altre due porte e negli ornamenti di fuori al presente si vede. Questa opera fu posta alla porta di mezzo di quel tempio, e vi stette insino a che Lorenzo Ghiberti fece quella che vi è al presente: perchè allora fu levata e posta dirimpetto alla Misericordia, dove ancora si trova. Non tacerò che Andrea fu aiutato in far questa porta da Nino suo figliuolo, che fu poi molto miglior maestro che il padre stato non era, e che fu finita del tutto l’anno 1339, cioè non solo pulita e rinetta del tutto,