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PIETRO CAVALLINI 169

(versione diplomatica)


(versione critica)


è detto, alla Santa, ma ancora se ha fatto e fa infiniti miracoli una Nostra Donna di sua mano la quale per lo migliore non intendo di nominare, sebbene è famosissima in tutta Italia, e sebbene so(no) più che certo e chiarissimo per la maniera del dipignere ch’ell’è di mano di Pietro, la cui lodatissima vita e pietà verso Dio, fu degna di essere da tutti gl’uomini imitata. Nè creda nessuno per ciò, che non è quasi possibile, e la continua sperienza ce lo dimostra, che si possa senza il timor e grazia di Dio, e senza la bontà de’ costumi, ad onorato grado pervenire. Fu discepolo di Pietro Cavallini Giovanni da Pistoia, che nella patria fece alcune cose di non molta importanza. Morì finalmente in Roma d’età d’anni ottantacinque di mal di fianco preso nel lavorare in muro, per l’umidità e per lo star continuo a tale esercizio. Furono le sue pitture nel 1364. Fu sepolto in S. Paulo fuor di Roma onorevolmente e con questo epitaffio:

Quantum Romanae Petrus decus addidit urbi pictura, tantum dat decus ipse polo.

Il ritratto suo non si è mai trovato, per diligenza che fatta si sia; però non si mette.

FINE DELLA VITA DI PIETRO CAVALLINI