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272 SECONDA PARTE

fuora volando in iscorto di più ragioni, e nell’aria si vede Dio Padre che appare sopra al sagrifizio che fa Noè con i figliuoli; e questa di quante figure fece Paulo in questa opera è la più difficile, perchè vola col capo in scorto verso il muro e ha tanta forza che pare che ’l rilievo di quella figura lo buchi e lo sfondi. E oltre ciò, ha quivi Noè attorno molti diversi et infiniti animali bellissimi. Insomma diede a tutta questa opera morbidezza e grazia tanta, che ell’è senza comparazione superiore e migliore di tutte l’altre sue; onde fu, non pure allora, ma oggi grandemente lodata. Fece in Santa Maria del Fiore, per la memoria di Giovanni Acuto inglese, capitano de’ Fiorentini, che era morto l’anno 1393, un cavallo di terra verde tenuto bellissimo e di grandezza straordinaria, e sopra quello l’immagine di esso capitano di chiaro scuro di color di verde terra, in un quadro alto braccia dieci nel mezzo d’una facciata della chiesa, dove tirò Paulo in prospettiva una gran cassa da morti, fingendo che ’l corpo vi fusse dentro; e sopra vi pose l’immagine di lui armato da capitano, a cavallo. La quale opera fu tenuta et è ancora cosa bellissima per pittura di quella sorte; e se Paulo non avesse fatto che quel cavallo muove le gambe da una banda sola, il che naturalmente i cavagli non fanno perchè cascherebbano (il che forse gli avenne perchè non era avvezzo a cavalcare, nè praticò con cavalli come con gl’altri animali) sarebbe questa opera perfettissima perchè la proporzione di quel cavallo, che è grandissimo, è molto bella; e nel basamento vi sono queste lettere: "Pauli Uccelli opus". Fece nel medesimo tempo e nella medesima chiesa, di colorito, la sfera dell’ore sopra alla porta principale dentro la chiesa, con quattro teste ne’ canti colorite in fresco. Lavorò anco, di colore di verde terra, la loggia che è volta a ponente, sopra l’orto del munistero degli Angeli, cioè sotto ciascuno arco una storia de’ fatti di S. Benedetto abbate, e delle più notabili cose della sua vita, insin alla morte; dove, fra molti tratti che vi sono bellissimi, ve n’ha uno dove un monasterio, per opera del demonio, rovina, e sotto i sassi e’ legni rimane un frate morto; nè è manco notabile la paura d’un altro monaco, che fuggendo ha i panni che, girando intorno all’ignudo, svolazzano con bellissima grazia. Nel che destò in modo l’animo agl’artefici, che eglino hanno poi seguitato sempre questa maniera. È bellissima ancora la figura di San Benedetto dove egli con gravità e divozione nel conspetto de’ suoi monaci risuscita il frate morto. Finalmente in tutte quelle storie sono tratti da essere considerati, e massimamente in certi luoghi dove sono tirati in prospettiva infino agl’embrici e’ tegoli del tetto. E nella morte di San Benedetto, mentre i suoi monaci gli fanno l’essequie e lo piangono, sono alcuni infermi e decrepiti a vederlo, molto belli. È da considerare ancora, che fra molti amorevoli e divoti di quel Santo, vi è un monaco vecchio con dua grucce sotto le braccia, nel qual si vede un affetto mirabile e forse speranza di riaver la sanità. In questa opera non sono paesi di colore, nè molti casamenti o prospettive difficili, ma sì bene gran disegno e del buono assai. In molte case di Firenze sono assai quadri in prospettiva, per vani di lettucci, letti et altre cose piccole, di mano del medesimo; et in Gualfonda particolarmente, nell’orto che era de’ Bartolini, è in un terrazzo, di sua mano 4 storie in legname piene di guerre, cioè cavalli et uomini armati, con portature di que’