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PAULO UCCELLO 273

tempi bellissime; e fra gl’uomini è ritratto Paulo Orsino, Ottobuono da Parma, Luca da Canale e Carlo Malatesti signor di Rimini, tutti capitani generali di que’ tempi. Et i detti quadri furono a’ nostri tempi, perchè erano guasti et avevon patito, fatti racconciare da Giuliano Bugiardini, che più tosto ha loro nociuto che giovato. Fu condotto Paulo da Donato a Padova, quando vi lavorò, e vi dipinse nell’entrata della casa de’ Vitali di verde terra alcuni giganti che, secondo ho trovato in una lettera latina che scrive Girolamo Campagnola a Messer Leonico Tomeo filosofo, sono tanto belli che Andrea Mantegna ne faceva grandissimo conto. Lavorò Paulo in fresco la volta de’ Peruzzi a triangoli in prospettiva, et in su’ cantoni dipinse nelle quadrature i quattro Elementi e a ciascuno fece un animale a proposito: alla terra una talpa, all’acqua un pesce, al fuoco la salamandra et all’aria il camaleonte che ne vive e piglia ogni colore. E perchè non ne aveva mai veduti, fece un camello che apre la bocca et inghiottisce aria empiendosene il ventre; simplicità certo grandissima, alludendo per lo nome del camello a un animale che è simile a un ramarro, secco e piccolo, col fare una bestiaccia disadatta e grande. Grandi furono veramente le fatiche di Paulo nella pittura, avendo disegnato tanto che lasciò a’ suoi parenti, secondo che da loro medesimi ho ritratto, le casse piene di disegni. Ma se bene il disegnar è assai, meglio è nondimeno mettere in opera, poichè hanno maggior vita l’opere che le carte disegnate. E se bene nel nostro libro de’ disegni sono assai cose di figure, di prospettive, d’uccelli e d’animali, belli a maraviglia, di tutti è migliore un mazzocchio tirato con linee sole, tanto bello che altro che la pacienza di Paulo non l’averebbe condotto. Amò Paulo, se bene era persona stratta, la virtù degli artefici suoi, e perchè ne rimanesse a’ posteri memoria, ritrasse di sua mano in una tavola lunga cinque uomini segnalati, e la teneva in casa per memoria loro: l’uno era Giotto pittore, per il lume e principio dell’arte, Filippo di ser Brunelleschi il secondo, per l’architettura, Donatello per la scultura, e se stesso per la prospettiva et animali, e per la matematica Giovanni Manetti suo amico, col quale conferiva assai e ragionava delle cose di Euclide. Dicesi che essendogli dato a fare sopra la porta di S. Tommaso in Mercato Vecchio, lo stesso Santo che a Cristo cerca la piaga, che egli mise in quell’opera tutto lo studio che seppe, dicendo che voleva mostrar in quella quanto valeva e sapeva. E così fece fare una serrata di tavole, acciò nessuno potesse vedere l’opera sua se non quando fusse finita. Per che, scontrandolo un giorno Donato tutto solo, gli disse: "E che opera sia questa tua, che così serrata la tieni?"; al qual respondendo Paulo disse: "Tu vedrai e basta". Non lo volle astrigner Donato a dir più oltre, pensando, come era solito, vedere quando fusse tempo qualche miracolo. Trovandosi poi una mattina Donato per comperar frutte in Mercato Vecchio, vide Paulo che scopriva l’opera sua; per che, salutandolo cortesemente, fu dimandato da esso Paulo, che curiosamente desiderava udirne il giudizio suo, quello che gli paresse di quella pittura. Donato, guardato che ebbe l’opera ben bene, disse: "Eh Paulo, ora che sarebbe tempo di coprire e tu scuopri". Allora, contristandosi Paulo grandemente, si sentì avere di quella sua ultima fatica molto più biasimo che non aspettava di averne lode, e non avendo ardire, come avvilito, d’uscir più fuora, si rinchiuse in casa, attendendo alla prospettiva, che sempre